Cervelli in fuga: colpa delle università

Merito di vanto e di orgoglio nazionale il premio Nobel che è appena stato vinto da uno scienziato nato a Verona e trasferitosi in tenera età negli Stati Uniti dove ha intrapreso una brillante carriera nel campo della medicina. Capecchi è emigrato all’età di 7 anni per sfuggire alle persecuzioni razziali e una volta arrivato dall’altra parte dell’oceano ha potuto far vedere a tutti quello che valeva. Non chiamatelo italiano, la sua formazione scientifica non è mai dipesa dall’Italia, da essa non ha mai avuto nulla. Ha vissuto di stenti per alcuni anni dopo il suo arrivo nel nuovo mondo e nonostante questo è riuscito a frequentare una delle migliori università e a diventarne docente.
Al giorno d’oggi menti brillanti emigrano perché soffocate dal baronismo, dalla «demeritocrazia» che impera nelle università, per fuggire da quella lobby rossa che chiama lavoro unicamente quello alle dipendenze dello Stato e che in quanto tale soffoca sul nascere qualsiasi iniziativa volta ad innovare, a mettere in piedi qualsiasi cosa di costruttivo.

Se le persone di valore scelgono gli Usa la colpa è anche da ricercare in un sistema finanziario italiano disposto a scommettere sempre e solo sui soliti noti.

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