«Il cervello mi suggerisce di dire sì al nuovo stadio»

«Il cervello mi suggerisce di dire sì al nuovo stadio»

L'affare sta in questi termini: palazzo Tursi (bambole, non c'è una lira…) non vuol più saperne di mantenere uno stadio comunale a Genova. Tanto più a Marassi, dove costa troppo, rende niente ed offre prospettive future tendenti a zero. Allora, nuovo stadio calcistico di proprietà privata «sì», come fermamente indica la sindaco Marta Vincenzi approfittando della ricca opportunità finanziaria offerta dallo Stato in vista degli Europei 2016 e di buon grado accetta il presidente della Sampdoria Riccardo Garrone (mentre si sfila il presidente del Genoa Enrico Preziosi, sotto scacco dei propri tifosi), o nuovo stadio «no», secondo la comprensibilissima pretesa sentimentale della stragrande maggioranza dei tifosi rossoblu(cerchiati)?
Se, pur volendo restare ad ogni costo ancorati al Ferraris che drasticamente nega prospettive ambiziose, si è effettivamente disposti ad accettare che possa poi bastare quanto i presidenti calcistici di turno riusciranno ad offrirci senza svenarsi, voto «no». Ma se si pretende che il calcio genovese punti a restare costantemente nel gotha nazionale e conseguentemente a misurarsi a livello internazionale (Europa League e Champions League) voto «sì». Perché me lo ordina il cervello.
Personalmente ho assistito alla prima partita di calcio professionistico - 1947: Genoa-Milan 0-2 - nel vecchio Ferraris, dove ho poi visto operare via via in difesa dei nostri colori (scelgo fior da fiore) i Verdeal e Becattini, Baldini e Bassetto, Gren e Carapellese, Ocwirk e Cucchiaroni, Abbadie e Meroni, Vieri e Morini, Nela e Turone, Suarez e Lodetti, Pruzzo e Damiani, Vialli e Mancini, Aguilera e Skuhravy, Vierchowod e Gullit, Milito e Thiago Motta, Pazzini e Cassano.
E per me, che abitualmente scendo in treno da Nervi a Brignole e «con qualunque tempo» raggiungo Marassi a piedi e a piedi ritorno a Brignole per rientrare in treno a Nervi, il Ferraris (tanto più stando in tribuna stampa) è lo stadio più comodo del mondo. Inoltre, fors'anche in quanto figlio di antichi esercenti, amo i negozi radicati sul territorio che rendono intrigantemente vivibile la città e aborro i centri commerciali che tendono ad ingessarla a dormitorio.
Questo per dire che solo ed esclusivamente il raziocinio mi ha convinto da tempo che lo stadio Ferraris - sorta di cattedrale nel deserto esclusivamente in grado di ospitare una massimo due funzioni da 90 minuti alla settimana - non ha futuro né a livello internazionale né ad alta quota nazionale.
La sindaco Vincenzi (per la quale peraltro personalmente non stravedo) ha detto forte e chiaro che d'ora in poi il Comune, le cui casse fanno eco alle tasche dei vù cumprà, non vi spenderà più un euro a titolo di manutenzione straordinaria, e ordinaria chissà; incombenza che Garrone e Preziosi, comprensibilissimamente, non prendono minimamente in considerazione.
Chi parla d'altronde di possibile ristrutturazione del Ferraris tale da metterlo definitivamente a norma di Coppe europee o parla tanto per parlare o mente sapendo di mentire.
È noto infatti che i ferrei vincoli imposti dal piano di bacino (idrogeologicamente l'Italia è alla canna del gas) vietano che si copra anche un solo metro ulteriore del Bisagno (speriamo non ne scoperchino) e che nei suoi dintorni si guadagni anche un solo metro di cemento al sottosuolo. Quanto al carcere, per abbatterlo bisogna prima costruirne un altro, il che dipende dal governo centrale oberato di problemi mostruosi. Ci fu per vero un tempo in cui Genova ebbe l'effettiva opportunità di liberare Marassi dal carcere e la straordinaria abilità di discuterne tanto (maniman…) da perdere il finanziamento. D'altronde questo va ricordato: che le varie amministrazioni che si sono succedute a Tursi dal dopoguerra in qua non hanno mai saputo riconoscere al calcio professionistico la valenza sociale, turistica, economica, finanziaria e promozionale che - ad onta di tutte le sue storture - non sarebbe sfuggita all'attenzione di sindaci e assessori più lungimiranti.
Ordunque, Garrone ha detto «sì» al progetto di stadio privato a Campi. Precisando: «Se il Genoa non vuole o non può fare a metà, la Sampdoria andrà avanti da sola. Fermo restando che se il Genoa decidesse di accodarsi in seguito non sarebbe più nostro socio ma ospite del nostro impianto». Preziosi ha per contro detto un «no» che dev'essergli costato tanto e sta febbrilmente esaminando le più recondite possibilità di «rinvigorire» il Ferraris ad esclusivo uso e consumo del Grifone. La sindaco Vincenzi attende le rispettive risposte ufficiali tra due settimane, e vedremo quel che sarà.
Nel frattempo, esaurite la «settima» e la sosta azzurra, recita la classifica di serie A: Genova punti 29, Milano 25, Roma 20.

Ed è non solo nei nostri voti ma pure nelle nostre obiettive possibilità attuali che dopo il big-match Genoa-Inter in programma sabato sera a Marassi (toh!) e Lazio-Sampdoria di domenica pomeriggio all'Olimpico capitolino si possa parlare ancora di Lanterna magica.

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