Politica

«Alla Cgil dico: giù le mani dalla Biagi»

Antonio Signorini

da Roma

Sulla Legge Biagi e materie simili è meglio che la politica «resti fuori», lasciando lavoratori e datori a decidere cosa fare. La Cisl «combatterà ogni invasione di campo» su questo tema. E sulla riforma della contrattazione è giusto tornare a trattare, a patto che la Cgil non dica solo di no, come ha fatto ieri replicando al vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei. Raffaele Bonanni è il segretario designato della Cisl e ribadisce la posizione del sindacato cattolico sulla riforma del lavoro: contrari alla cancellazione, favorevoli a nuove tutele. Quando Cgil, Cisl e Uil ricominceranno a discutere di questo, assicura il successore di Savino Pezzotta, si capirà la differenza tra chi vuole difendere i lavoratori più deboli e chi fa battaglie ideologiche.
Confindustria ha chiamato ancora una volta i sindacati a riprendere il confronto sulla riforma dei contratti. Come risponde la Cisl?
«È chiaro che questa partita la devono dirimere le parti sociali, ma il governo avrà un compito importante perché dovrà sostenere attraverso il fisco certi istituti contrattuali, che dovranno necessariamente essere gestiti a livello locale. Bisogna darci un impianto che rafforzi la produzione e che consenta una redistribuzione della ricchezza. E la contrattazione di secondo livello fa al nostro caso».
Nel merito la vostra posizione è chiara. Ed è nota la disponibilità della Cisl al confronto su questi temi, ma il problema è ancora tutto politico. La Cgil ieri ha ribadito che non vuole confrontarsi sul modello contrattuale...
«La Cgil non può fare come la bambolina della canzone anni Sessanta, quella che fa sempre “no, no, no”. La soluzione la devono trovare gli imprenditori e i sindacati».
Ma voi sindacati, come ha ricordato la Cgil, non avete una posizione unitaria. Come ne uscite?
«Le diverse proposte devono essere spiegate in modo chiaro e trasparente in tutti i posti di lavoro. Magari anche senza risse. Solo così potremo fare prevalere il senso di responsabilità».
Sembrano rispuntare tutti i motivi di divisione tra Cgil, Cisl e Uil che hanno caratterizzato la precedente legislatura. E se alla fine un governo Prodi dovesse decidere di annullare la legge Biagi, come chiedono l’ultrasinistra e Guglielmo Epifani?
«La politica deve stare lontano dalle vicende che riguardano le parti sociali, come questa. Noi combatteremo ogni invasione della politica sul lavoro. D’altro canto il centrosinistra, se non sbaglio, ha sempre protestato quando il governo di centrodestra ha voluto mettere mano alla legislazione sul lavoro, non vedo perché ora dovrebbe valere qualcosa di diverso».
A chiedere che il prossimo governo cancelli la legge Biagi, però, è la Cgil, quindi un sindacato...
«Noi siamo stanchi di questo teatrino. E se, invece, tutti iniziassimo a discutere di come dare più tutele, non sarebbe un modo più serio di impiegare il tempo? Sarebbe anche il modo migliore per capire chi vuole veramente difendere i lavoratori meno tutelati e chi invece vuole fare solo battaglie ideologiche. Facciamo una battaglia per dare più tutele alla flessibilità, è il momento migliore proprio perché si sta per insediare un nuovo governo».
E lei come vorrebbe impostare la trattativa con le associazioni datoriali sulla flessibilità?
«Noi vorremmo proporre scambi. Possiamo chiedere più tutele e anche più salario, perché non c’è dubbio sul fatto che il nostro si è indebolito. Portiamo a casa meno soldi ed è una storia che dura da 15 anni».
Come è possibile fare partire la nuova concertazione che lei auspica, visto che su tutte le questioni importanti Cgil, Cisl e Uil sembrano divise?
«Per noi è possibile, però bisogna giocare tutte le partite a carte scoperte, nella massima trasparenza. Non a favore di governi o opposizioni. Se poi qualcuno vuole prendere altre strade sono fatti suoi, ma la cosa deve venire alla luce. È sbagliato continuare con questo clima che non porta alla cooperazione».
Tra gli elementi di divisione c’è la legge sulla rappresentanza sindacale. La Cgil la vuole, Cisl e Uil no. Nel programma dell’Unione, però, c’è un chiaro riferimento...
«È un riferimento un po’ ambiguo, ma secondo me è garantista. Se faranno una legge sarà di sostegno ad un accordo tra le parti».
E se invece non dovessero aspettare il vostro consenso e puntassero a una legge che ricalca le proposte della Cgil?
«Nessuno è in grado di fare un blitz del genere.

Con buona pace dei teorici della rappresentanza».
Antonio Signorini

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