RomaGuglielmo Epifani conferma lo sciopero generale della Cgil, il 12 dicembre, e rifiuta quello che definisce il «regalo di Natale» del governo. Sostiene che per combattere la crisi economica non servono pacchi dono, ma una manovra straordinaria biennale da 22 miliardi di euro, simile a quella da 20 miliardi di sterline annunciata in Gran Bretagna dal premier Gordon Brown. «Non basta unoperazione natalizia, serve un intervento strutturale», spiega il segretario della Cgil davanti alla stampa. Piuttosto che i bonus di fine anno, Epifani preferisce la restituzione di 13 miliardi di fiscal drag ai lavoratori (è quanto, secondo il sindacato, il fisco ha incassato di più dalle retribuzioni gonfiate dallinflazione) e la detassazione delle tredicesime. E chiede che le risorse per la proroga degli sgravi fiscali sugli straordinari vengano dirottate verso i precari.
Una vera e propria manovra alternativa, quella presentata dal segretario della Cgil. Ma anche un aut-aut al governo: «O le decisioni sono coerenti con il cuore delle nostre proposte, oppure si sciopera. Non è uno sciopero a prescindere, ma per ottenere qualcosa. Lo sciopero - aggiunge - è stato proclamato e non è stato disdetto. Un grande sindacato non si fa tirare per la giacca, ci atterremo con trasparenza e rigore a queste scelte». È evidente che il governo non può accettare a scatola chiusa il piano della Cgil - anche se, almeno sulla detassazione delle tredicesime sarebbe in corso una riflessione - e dunque lo sciopero si farà.
Epifani e la Cgil ballano dunque da soli. Ormai è una strategia consolidata. Il segretario non ascolta le parole di Cisl e Uil, resta sordo a ogni apertura da parte del governo.
E con lui si schiera lultrasinistra. «Bene Epifani, ha il nostro pieno sostegno - commenta il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero - Il governo aiuta le banche e i banchieri, ma prende in giro le famiglie». Accanto a Epifani, nella conferenza stampa di commento al vertice governo-parti sociali di lunedì sera, il segretario dei metalmeccanici della Fiom, Gianni Rinaldini, il «leader ombra». Per evitare imbarazzanti sovrapposizioni, Rinaldini parla della «situazione drammatica» del settore metalmeccanico; e ribadisce che entro breve tempo ci troveremo di fronte a una situazione di «emergenza sociale»: da metà dicembre a metà gennaio molti settori produttivi, a partire da quelli dellauto, chiuderanno, «bisogna estendere gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori», precari compresi.
La Cisl ricorda che neppure ai tempi di Cofferati la Cgil aveva fatto da sola uno sciopero generale. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si augura che, alla luce dei provvedimenti anti crisi che il governo varerà venerdì, la Cgil cambi idea e ritiri lo sciopero. La Confindustria cerca di riannodare i fili del dialogo, almeno per quanto riguarda la riforma dei contratti. Ieri sera Emma Marcegaglia ha visto Epifani, Bonanni e Angeletti nel tentativo di «recuperare unità di intenti in un momento così drammatico». E ha incassato la convocazione di un altro incontro il 10 dicembre.
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