Roma - A due giorni dal varo della manovra spuntano i primi, pesanti, paletti al governo Monti. La luna di miele sta per finire. I «tecnici» cominciano a toccare i punti delicati di questo Paese e l’armonia si rompe. Camusso e Marcegaglia non sono più «amiche». Bersani finge di fare la voce grossa per tenersi buoni gli alleati della sinistra. Mugugni e fibrillazioni.
Le obiezioni riguardano misure anticipate dai giornali sulle pensioni. «Il governo deve sapere che 40 è un numero magico e intoccabile», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, riferendosi all’aumento del requisito per l’anzianità, che dovrebbe crescere di due o tre anni. La Cisl aveva già avuto modo di criticare l’assenza di contatti con l’esecutivo e ieri il segretario confederale Maurizio Petriccioli, ha puntato il dito contro «l’amplificazione mediatica di voci e indiscrezioni di corridoio sta determinando un danno evidente al sistema pensionistico».
Quella dei sindacati, almeno di Cisl e Uil, non è una chiusura totale. Ieri il segretario generale della Uil Luigi Angeletti, ad esempio ha auspicato «una proporzione tra i contributi versati e l’assegno di pensione che si percepirà». Una concessione all’allargamento del sistema contributivo. «Ma - ha precisato il sindacalista - portare a 43 gli anni di contribuzione necessari per uscire dal lavoro, indipendentemente dall’età, sarebbe un sopruso». Sostegno incondizionato solo da Confindustria, con la presidente Emma Marcegaglia che ritiene comunque «necessaria» la manovra perché «il Paese è in recessione».
Corrado Passera, ministro per lo sviluppo economico, ha intanto incontrato proprio la Marcegaglia e il numero uno dell’Abi, Mussari. Niente sindacati.
Grane in arrivo per il governo anche dalla politica. Per il Pd ha parlato il segretario Pier Luigi Bersani per precisare che, con l’esecutivo di Mario Monti, «su alcune cose siamo d’accordo, su altre no».
Il riferimento è sempre alle indiscrezioni sulle pensioni. Requisito fondamentale per la manovra, secondo i democratici, la presenza della patrimoniale. La cui esclusione è invece il paletto principale piazzato dal Pdl. «Non possono essere ancora una volta le famiglie italiane a pagare il prezzo maggiore», ha spiegato Maurizio Lupi, secondo il quale sulla «patrimoniale e la reintroduzione dell’Ici la nostra posizione è sempre stata trasparente e sono certo che, alla fine, il governo intraprenderà la giusta strada».
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