«Cgil poco limpida, questa storia lascia ferite aperte»

da Roma

Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, le trattative si sono sbloccate?
«Stiamo andando verso una soluzione positiva».
Merito della prospettiva di un partner straniero per Cai?
«È presto per parlare di questo. I punti fermi sono due. Innanzitutto l’unica proposta in campo è quella della Cai. E poi l’eventuale partner verrà scelto dalla Cai il giorno in cui e se la compagnia diventerà proprietaria di Alitalia».
È noto che all’incontro a Palazzo Chigi avete parlato di questo. Chi è il partner straniero?
«Sono molti. È un buon segno. Significa che ora sono loro a doverci rincorrere».
Lei non ha mai dichiarato una preferenza per una compagnia estera. Perché?
«Io una preferenza ce l’ho, ma credo sia meglio che ci sia il maggior numero di concorrenti. Più sono e più forza avrà Alitalia al tavolo delle trattative. Non avrebbe senso porre veti».
A titolo personale ce lo può dire chi vorrebbe tra i soci?
«Io personalmente sono favorevole a Lufthansa».
Sergio Cusani ha detto che l’acquisto di Alitalia per i francesi era una scusa per avviare una ristrutturazione interna ad Air France. Possibile?
«Io credo che il motivo sia lo stesso che spinge oggi le compagnie straniere a cercare di entrare nella partita. E cioè l’asset principale, che sono i passeggeri e il mercato. Quello italiano è importantissimo. Qualunque compagnia entrerà, sia Lufthansa, British Airways o Air France, diventerà il primo vettore d’Europa e del mondo».
Resterà traccia di questa trattativa nei rapporti tra voi e la Cgil?
«È ovvio. La Cgil ha avuto un atteggiamento poco limpido. Ha concordato tutto con noi salvo poi dire che, siccome non rappresentava i piloti, non faceva accordi per la parte che li riguardava. Se questo è il problema glielo risolvo io subito: dica che è d’accordo su tutto tranne che sulla parte che riguarda i piloti».
Come giudica la lettera di Walter Veltroni e le sue tre proposte per uscire dalla crisi?
«Uno dei drammi di questa società è stata l’ingerenza della politica. I politici si sono adoperati per demolire gli amministratori delegati ogni volta che cercavano di fare il loro dovere, cioè ristrutturare. È legittimo che si occupino dei destini della compagnia e del traffico aereo, ma si devono tenere fuori della gestione».
Pensa che i sindacati abbiano meno responsabilità?
«Dico che in Italia c’è una pessima e antica tradizione di politici che si improvvisano sindacalisti. E, forse, succede perché i sindacalisti in carica non sono migliori».
Diceva dei politici che fanno i sindacalisti...
«Ecco, se lo fanno forse significa che non gli si addice il mestiere di politico. Cambino».
La Uil, con Cisl e Ugl, vorrebbe che i lavoratori di Alitalia votassero sull’accordo. Ne è sicuro?
«Certo».
E secondo lei chi vincerebbe: il sì o il no a Cai?
«Non ho dubbi. Se l’accordo venisse spiegato verrebbe accettato. La cosa incredibile è che ci sono ancora dei lavoratori, anche favorevoli a Cai, sicuri che gli ridurranno lo stipendio. Mentre l’accordo prevede che a parità di ore volate ci sia un taglio del 6-7 per cento. Lavorare il 6-7 per cento di ore in più non mi sembra un dramma».
Ci sono ripercussioni nelle trattativa con Confindustria per la riforma dei contratti di lavoro?
«No. Quella è una vicenda più grave. La Cgil non ha mai metabolizzato l’idea di un accordo per cambiare la contrattazione. Ieri il segretario confederale della Cgil Susanna Camusso ha praticamente detto che il sistema di contratti in vigore non è poi così male. Sono gli orfani dell’inflazione programmata».


Quindi tornerete a dividervi?
«La non soluzione dei problemi della contrattazione aprirà una seria divisione nel sindacato che durerà molto. Se ne parlerà ancora quando tutti si saranno dimenticati dello scontro su Alitalia».

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