Chabrol: «Nella nuova pellicola taglio in due Ludivine Sagnier»

Il cineasta francese, reduce dal festival di Torino e dalla laurea di Genova, parla di «La femme coupée en deux»

Maurizio Cabona

da Genova
Settimana italiana per Claude Chabrol. Il Torino Film Festival ha concluso la rassegna dei suoi film e ha pubblicato L’oeil du malin («L'occhio malizioso»), raccolta dei suoi scritti e delle sue interviste. Subito dopo l’Università di Genova ha insignito Chabrol della laurea honoris causa, riconoscimento ormai inflazionato in Italia. Ma come ringraziamento a chi - in mezzo secolo di cinema - mai ha preso sul serio se stesso e sempre ha preso sul serio il pubblico, quasi mai bidonandolo. Così gli si perdonano anche Marie Chantal contro il dr. Kha e Criminal Story, momenti peggiori di una carriera prolifica anche per la capacità di prenderla come veniva. Oggi dunque, fra i grandi marchi francesi, accanto «H» come Hermès, «LV» come Louis Vuitton, ci sono «BB» come Brigitte Bardot e «CC» come Claude Chabrol.
Signor Chabrol, due volte a Torino in un anno! Ora anche a Genova, da pure mancava dal...
«...1952. Ero di passaggio, diretto al lago di Garda, in viaggio di nozze con la mia prima moglie».
Nel 1957, l’eredità lasciata da sua suocera finanzierà Le beau Serge, suo primo film.
«Ma per l'ultimo - La femme coupée en deux, che ho appena finito di girare - i soldi però li ho trovati altrove!».
Immagino che sia una storia d’adulterio e...
«...Finisca tragicamente. È così. Ma lei vede troppi film!».
Chi è tagliata in due? Isabelle Huppert?
«Isabelle è brava, ma non voglio girare solo con lei».
Largo alle giovani?
«In effetti. Nel ruolo della vittima c’è Ludivine Sagnier, ex bambina prodigio, una delle più brave attrici francesi».
Accanto a lei - immagino - uno dei più bravi attori francesi?
«Un altro ex bambino prodigio, Benôit Magimel. Poi François Berléand e la bella italiana Valeria Cavalli».
Trama?
«Ispirata a un fatto di cronaca nera avvenuto nel 1906 a New York e già raccontato al cinema dall’Altalena di velluto rosso di Fleischer (1955) e poi da Ragtime di Forman (1981)».
Ma il suo film si svolge...
«... Oggi a Lione, con una scena nuziale a Lisbona».
Altre differenze rispetto ai due film americani?
«Il dramma reale coinvolgeva un architetto. Nel mio film è uno scrittore».
Stavolta non c’è un libro alla base del suo film?
«C’è una biografia della vittima, che nella realtà si chiamava Evelyn Nesbit. Ma non l’ho letta».
Come ha adattato la vicenda ai costumi di un secolo dopo?
«Davanti ai fatti della passione gli uomini sono rimasti uguali».
La Sagnier è nuda quando viene tagliata in due?
«No.

Dovrebbe esserlo?».
Era l’occasione per mostrarla nel suo splendore.
«In effetti non è tutta vestita. Un po’ è nuda».
Un po’?
«Metà».
Il film sarà al Festival di Berlino?
«Non so se sarà pronto per febbraio».

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