Milanello - La settimana di passione del Milan comincia dove finiscono le sue angosce per un quarto posto che si allontana. E perciò comincia nei dintorni della Champions league che è la sua eterna risorsa, un fiore all’occhiello dell’era berlusconiana che rischia di appassire oppure di germogliare nel corso di una primavera schizofrenica. «Sarà tutta un’altra storia e un’altra partita» avverte Ancelotti. Più che una sicurezza la sua appare come una trepida speranza dopo l’ultima notte all’Olimpico tradita da una partenza molle. «Ci sarà un altro spirito» sostiene il tecnico. D’accordo, è un’altra storia e forse, grazie all’utilizzo di Oddo e Maldini, Jankulovski e Gattuso, Ambrosini e Gilardino a tempo pieno, anche un altro Milan, meno fragile e compassato di quello visto sabato sera, più consapevole del proprio blasone. Che in questi casi parla da solo, senza bisogno di didascaliche spiegazioni. Dalle parti di San Siro, il Bayern, che pure ha solida tradizione di armata continentale (prese a ceffoni l’Inter nel girone iniziale, un perentorio 2 a 0 a San Siro e un pari in Baviera, e spedì a casa il Real Madrid di Capello negli ottavi), non riscuote successi nel gioco e ancor meno nei risultati. Il precedente più consultato è riferito alla sfida dell’anno prima, chiusa dopo l’1 a 1 dell’Alleanz Arena, dal pirotecnico 4 a 1: due perle balistiche di Inzaghi, una prodezza di Sheva e un’altra di Kakà. «Siamo più o meno quelli di un anno fa» conferma il capitano Paolo Maldini che tiene conto della partenza di Sheva raggiunto a Londra da Ballack e inserisce nel conto l’assenza di Kahn e Van Bommel, entrambi fermi per squalifiche.
E invece riavvolgendo il nastro di quella partita datata 8 marzo, è possibile cogliere significative variazioni. A cominciare dallo schieramento, con Inzaghi e Sheva assistiti dal talento di Kakà, più Seedorf e Pirlo a metà campo, con Serginho a sinistra, in difesa. Questa volta Ancelotti si allaccia le cinture di sicurezza, vola basso: Gilardino unica punta assistito da Kakà e Seedorf, e uno sbarramento a metà campo irrobustito dai garretti di Gattuso e Ambrosini. «Dopo una stagione così travagliata siamo ancora in corsa e questo è il mio motivo di soddisfazione» pensa e ripete Ancelotti immaginando che un anno dopo lo stesso impianto di squadra non è capace di reggere il peso offensivo. Sheva non c’è, Oliveira è recuperato dopo un attacco febbrile e Pippo non è il magnifico portafortuna che mise a soqquadro da solo l’area di rigore dei tedeschi. «Inzaghi sarà importante» pronostica l’allenatore che forse pensa a un utilizzo in corsa oppure direttamente al viaggio in Baviera della prossima settimana. «Dobbiamo avere più coraggio e giocare meglio» sostiene dal suo canto Paolo Maldini: è più di un messaggio in codice a un gruppo che sembra minato nella testa oltre che nelle gambe. Sono in pochi a condividere l’orientamento di Ancelotti: né Berlusconi («voglio una squadra padrona e proiettata all'attacco. Mi sono permesso di dare qualche utile suggerimento, per vincere ci vorrà un Milan diverso da Roma» ha detto), né Sacchi. Stiamo dalla loro parte. I calcoli vanno meglio per la sfida di ritorno.
Perciò ogni riferimento, aperto o velato, alla possibilità di guadagnare la finale di Atene, sembra quasi una provocazione, un esercizio romantico di sfrenato ottimismo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.