Francesco Rizzo
«Il 26 settembre si celebrano i 70 anni della Pallacanestro Cantù? Mi sono tenuto libero apposta». Freddura contro lafa estiva offerta da Carlo Recalcati, classe 1945, milanese di successo ma mai a Milano: due scudetti e sette coppe europee da giocatore nel villaggio dei miracoli del basket italiano, quella Cantù dove, proprio a settembre, dedicheranno una piazza ai loro amati giganti. Dal 2001 Recalcati è il ct azzurro, già due medaglie al collo: il bronzo europeo 2003 e largento dei Giochi di Atene. Fino a primavera, però, allenava pure squadre di club. Sua specialità, gli scudetti con la storia dietro: lultimo di Varese con la geniale sfrontatezza di Pozzecco e Meneghin, il primo di una Fortitudo Bologna che sembrava stregata e dellantichissima Mens Sana Siena. Da questestate, solo nazionale. Ci sono i mondiali in Giappone, dal 19 agosto al 3 settembre, cè unItalia da costruire guardando verso le Olimpiadi di Pechino. «Se mi viene proposto un progetto interessante per allenare un club lo prendo in considerazione - spiega il ct - ma dedico volentieri una stagione allazzurro. Di lavoro ce nè».
Di lavoro ce nè stato fin da giugno: raduni, test, giocatori da soppesare e, fino a ieri, il ritiro a Bormio, in Valtellina, con 18 uomini e varie amichevoli che non autorizzano ottimismo (ieri brutto ko 62-83 dai greci). Da mercoledì, appuntamento a Porto San Giorgio (Ascoli Piceno) senza Cavaliero e Spinelli, congedati. I tornei di Atene e Berlino a inizio agosto selezioneranno i 12 che voleranno in Giappone. Parola dordine, rinnovare: «Guardiamo al domani, prepariamo una squadra attrezzata per gli europei 2007, passaggio obbligato per accedere alle Olimpiadi». Rispetto al deludente europeo 2005 cè chi ha fatto un passo indietro (Pozzecco), chi è rimasto fuori per ragioni tecniche e di salute (Calabria, Righetti), chi riposerà (Galanda, Chiacig). E chi, come Bulleri, ha accettato la pausa a malincuore. «Ho giocato anche io, so cosa vuol dire la paura di perdere il treno. Ma voglio dare spazio a nuovi elementi, giovani o solo poveri di esperienza internazionale. Sembra un lavoro senza rete ma ho alle spalle uno staff collaudato e nel gruppo restano punti fermi, come Basile e Marconato, pur in ritardo» - due che vinsero loro europeo nel 1999 - «o come Soragna». Gli unici trentenni in uno spogliatoio in cui passa gente che ha fatto gavetta (Mordente, Di Bella, Michelori), che ha già giocato allestero (Pecile), che piaceva agli americani (Gigli) o che in America ci è nato (Rocca). Doveva anche essere la nazionale di Andrea Bargnani, ma la prima scelta Nba ha detto di no. «Secondo noi avrebbe potuto giocare i mondiali ma, nelle logiche di Toronto, la sua nuova squadra, è comprensibile che in estate si riposi e si prepari alla pressione riservata a una prima scelta. Spero di vederlo alleuropeo 2007 ma non ho certezze. Come ce lo restituirà lNba? Più forte fisicamente, il talento cè». Peccato che non possa offrirlo a una squadra che avrebbe bisogno di più qualità e sostanza. E di un italiano-simbolo in uscita dalla nostra multietnica serie A. Potrebbe essere allora la nazionale di Marco Belinelli, ventenne fenomeno che ama Kobe Bryant e Disney Channel? «Sembra una battuta eppure da lui mi aspetto difesa, collaborazione nella costruzione del gioco ma, soprattutto, canestri. Marco è un emergente, non posso pretendere che sia sempre protagonista, senza alti e bassi. Il punto di riferimento saranno giocatori più navigati. La nazionale di calcio che ha vinto il mondiale ha insegnato la distribuzione delle responsabilità, il piacere di scoprire facce nuove. Oltre alla scelta di fare quadrato, proteggendosi dallesterno. Non è utile comunicare sempre tutto».
Cina, Slovenia, Senegal, Usa e Portorico saranno gli avversari nella fase iniziale (in tv sulla Rai). Le prime quattro accedono al tabellone finale, al via il 26 agosto. Ai mondiali non siamo mai andati oltre il quarto posto, a Lubiana 70, quando Recalcati giocava, e a Manila 78. In entrambi i casi battemmo gli Usa ma non erano i professionisti che troveremo a Sapporo il 23, con stelle come LeBron James e Dwyane Wade, faro dei campioni di Miami, dirette dal santone del basket universitario Mike Krzyzewski. «Gli americani saranno più pronti e motivati dopo i naufragi dei mondiali 2002 e di Atene. Il loro problema è stato la mancanza della giusta mentalità.
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