Chavez vince ma non ha i numeri per fare riforme «rivoluzionarie»

Vittoria amara per Hugo Chavez in Venezuela: il presidente ottiene la maggioranza, ma non i due terzi necessari per portare avanti le sue drastiche riforme. Per lui dunque una vittoria a metà nelle elezioni legislative che hanno riaperto le porte del Parlamento all’opposizione, dopo cinque anni di assenza.
Secondo i primi risultati del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne), quando ancora devono essere assegnati 14 seggi, il Partito socialista ha conquistato almeno 90 seggi dei 165 in palio; il cartello dei partiti d’opposizione, la Mesa de la Unidad -che raggruppa 22 formazioni critiche con il governo, dalla destra conservatrice fino alla sinistra moderata- se ne è accaparrati almeno 59, mentre il partito dissidente dello chavismo Ptria Para Todos, un paio. Non soltanto: l’opposizione sostiene di aver raccolto il 52 per cento dei consensi, che se fosse confermato darebbe un’ulteriore simbolica batosta a Chavez, al suo 12esimo anno di governo del Paese sudamericano maggiore esportatore di petrolio.


Il risultato rinsalda le speranze dell’opposizione di tallonare Chavez nelle elezioni presidenziali tra due anni. Con 56 deputati infatti l’opposizione è in grado di bloccare la possibilità che il governo di Chavez vari Leggi Organiche; e con 67 (un numero che può raggiungere con l’aiuto del Ppt), che approvi decreti.

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