Ricordate? Lo chiamavano l«ingegner Castelli» con un certo tono sprezzante. Come se essere ingegnere impedisse di occuparsi di Giustizia con serietà. Come se la nuova denominazione del ministero, persa per strada la Grazia, fosse stata studiata apposta per lui, il rozzo padano di Cisano Bergamasco.
E invece Roberto Castelli è quasi uno spot vivente del buonsenso applicato alla politica. E, soprattutto, una delle facce migliori della Lega, un po come lo è lex sottosegretario al welfare Alberto Brambilla, efficacissimo quando ha partecipato a un confronto alla Federmanager a Genova con il viceVisco Stefano Fassina, candidato del Pd, che ho avuto la fortuna di moderare. Secco, preciso, puntuale, documentato. Un po come nella Lega degli esordi, quella che fece sognare tutti coloro che cercavano una zattera di salvataggio contro la deriva dei partiti, anche dei migliori, della Prima Repubblica. Del resto, al di là di come li dipingono e di come spesso si fanno dipingere, basta conoscere un po i gruppi parlamentari della Lega per capire che ci sono moltissimi deputati e senatori preparati, lontani dallo stereotipo del valligiano che grugnisce e che usa il fazzoletto verde contemporaneamente per soffiarsi il naso e come tovagliolo.
Provo anche a spiegarmi meglio. Da queste colonne abbiamo difeso con forza Mario Borghezio, attaccato con violenza fisica e verbale dai centri sociali, nel corso dei due suoi appuntamenti genovesi, a piazza De Ferrari e a Sestri Ponente. Lho difeso e lo difenderò sempre, come difenderò sempre il diritto di chiunque ad esprimere le sue idee senza essere insultato o minacciato. E trovo allucinante che analoga solidarietà non sia stata espressa da nessun altro e, anzi, si siano letti articoli in cui si lasciava intendere più o meno velatamente che, in fondo, se lera cercata.
Ma, detto questo, ci tengo a dire con la stessa forza che molte delle cose che dice Borghezio non le condivido. E che alcuni elementi dello stile delleuroparlamentare leghista fanno passare (...)
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