Che duetto la Marcotulli e Sheppard

La coppia ha illuminato la kermesse. Bravo Cammariere. Inutili i repertori bandistici

da Roccella Jonica (Rc)

La ventiseiesima edizione di Roccella Jazz si conclude con lo splendido concerto di Archie Shepp in quartetto con Roswell Rudd al trombone, Reggie Workman al contrabbasso, Andrew Cyrille alla batteria; e con il richiamo popolare di Sergio Cammariere, voce e pianoforte, in versione jazz con Fabrizio Bosso alla tromba, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Amedeo Ariano alla batteria. Passa in archivio come il più lungo festival della serie - dieci giorni consecutivi con trasferte a Reggio Calabria, Locri, Gerace, Siderno Superiore e Màrtone - fin troppo fitto di concerti, conferenze e seminari, iniziative di teatro-musica, quasi abbia voluto opporsi alla crisi della musica in Italia.
L'ascoltatore di professione è costretto ad usare un setaccio vigoroso. I due concerti migliori che subito vengono in mente sono una performance per clarinetto solo di Gabriele Mirabassi (che poi ha suonato molto bene anche con il suo quartetto) e il duo formato da Rita Marcotulli e Andy Sheppard, pianoforte e sax tenore. Con questi musicisti Roccella Jazz ha conseguito i massimi vertici dell'espressività e della poesia. Durante l'estate si è ascoltato qualcosa di simile, nello scorso luglio, soltanto da Michel Portal e Richard Galliano, in perfetto stato di grazia a Fano dove - citiamo le parole di esemplare modestia dette da Portal, - hanno trovato «l'umidità ideale per gli strumenti». Sono nomi di straordinari musicisti europei che fanno venire in mente la tesi di chi sostiene che il jazz non è morto: ha cambiato l'indirizzo di casa, trasferendosi dall'America all'Europa.
In passato abbiamo affermato spesso che a Roccella, per via della ricerca inesausta del direttore artistico Paolo Damiani, si impara sempre qualcosa. Ma questa volta, sebbene faccia parte delle regole del gioco, non tutto è filato liscio. Fosse dipeso da noi, non saremmo andati a cercare jazz (jazz?) in Georgia e in Turchia, e non avremmo proposto repertori bandistici che il pubblico, ogni sera attento e folto, non ha gradito. Meraviglioso invece l'entusiasmo dei ragazzi di Locri di fronte all'Orchestra di Piazza Vittorio, formazione multietnica che ci si augura di apprezzare ancora per la musica pregevole e per il suo significato. Buona musica hanno offerto anche Bebo Ferra e Paolino Dalla Porta, singolare duo di chitarra e contrabbasso, il magnifico Aires Tango di Javier Girotto e il quartetto del contrabbassista Morrie Louden (fortunato possessore di uno strumento Ruggieri del Settecento) con la voce interessante di Gretchen Parlato.

Fra le proposte di teatro-musica è svettato come sempre l'ingegno affabulatorio di Stefano Benni che ha presentato, con la valida collaborazione di Camilla Missio al basso elettrico, la vicenda di Pompeo, storia narrata e disegnata in forma di diario, da Andrea Pazienza.

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