Che errore cambiare quella legge

Caro Vittorio,
mi piacerebbe sentire la tua su questa faccenda, dove c'entra molto Gianfranco Fini. Vuoi vedere che contro di lui resto solo io?
Ieri è uscita sul Foglio una bella lettera, bene argomentata, sulla legge regolatrice del «fine vita» (si dice così, la parola morte è troppo brutta). Il primo firmatario è Benedetto Della Vedova. È un deputato del Popolo della libertà, viene dai radicali. Ultimamente si è distinto per il sostegno dato alle posizioni di Fini a proposito di materie che si usa dire di coscienza, anche se dovrebbero esserle tutte. In sostanza Della Vedova rivendica sui temi riferiti a vita e famiglia posizioni assai prossime a quelle sostenute dalla precedente casa madre pannelliana. Insomma: lui come Fini è un radicale di destra. Seguono altri autorevoli firme di deputati, in tutto venti. Tra essi finiani a 24 carati come Adolfo Urso e Giulia Bongiorno, esponenti della prima ora di Forza Italia come il nostro amico Antonio Martino, la collega del Giornale Fiamma Nirenstein, Alessandra Mussolini, Deborah Bergamini e mi fermo qui.
La tesi di Della Vedova è questa. La legge approvata dal Senato non va bene. Proprio no. Essa infatti divide e sancirebbe una lacerazione amarissima. Occorre un passo da entrambe le parti, una soft law, una legge leggera, come si dice soft ice, gelato spumoso, tale da lasciare ampio spazio discrezionale a un’alleanza tra paziente e, se non fosse più cosciente, il fiduciario e il medico curante. Creare un territorio intimo, come un giardino segreto, dove vinca la libertà senza interferenze di legge, bene inteso senza scivolare nell'eutanasia.
Detta così uno dice: fantastico. Tutti rinunciamo a qualcosa. Niente eutanasia, niente suicidio assistito, lasciamo però quel paravento come in certi ambulatori medici, dove non guarda nessuno. Non ci spiegano i Venti che cosa accadrebbe se il medico dissentisse. Chi comanda allora? Si trova un medico più «pietoso»? Mah.
Fin qui ho riassunto la lettera dei Venti. Ma perché si sente il bisogno di questo cambiamento, di ritoccare la legge com'è democraticamente uscita dal Senato? Esiste un principio superiore alla democrazia? Riassumo il testo cui è pervenuto il consenso del Senato, dopo un lavoro durato in fondo tre legislature. So che la semplificazione sarà semplicistica, ma ci provo. 1) No all'eutanasia e all'accanimento terapeutico. 2) Diritto al consenso informato. 3) Stabilisce il Dat, cioè la dichiarazione anticipata di trattamento. D'accordo e informati da un medico si scrive cosa si vuole e cosa non si vuole quando si cada in stato di deliquio. Ogni 5 anni si rinnova. Infatti può cambiare la volontà in presenza di novità in medicina. (Personalmente ritengo non debba esserci alcun Dat: non si può decidere la nostra volontà ora per allora. Noi non sappiamo chi saremo nel momento della prova, come si eserciterà la nostra volontà, o si eserciterebbe se potessimo esprimerci. Il Dat, ha scritto Oriana Fallaci, è una truffa). 4) Il medico può comunque dissentire e ha l'ultima parola, qualora ritenesse che non praticare una cura sarebbe una specie di eutanasia passiva. 5) Alimentazione e idratazione non sono terapie, dunque non c'è Dat o volontà di fiduciario e medico che tengano. In questo caso infatti sarebbe eutanasia. Punto.
Dov'è l'errore in questa legge? Dov'è la presunta dipendenza dal Vaticano sostenuta da Fini (e da Della Vedova)? Arrivano belli freschi i primi della classe, e dicono: ci pensiamo noi, delimitiamo noi il territorio dove nessuno deve mettere il naso. Vuol dire che l'idratazione può essere fermata? Per me il paletto non si può spostare lì, sarebbe piantarlo sul petto della persona in stato vegetativo. Ci sono cose che non sono negoziabili.
La legge ha approvato l'aborto, ed era difficile accordarsi su un semi aborto. La vita è quella lì. Così in questo caso, un passo più in là sarebbe eutanasia. E sarebbe anche una delegittimazione del Parlamento, che pure Fini dovrebbe difendere. Infatti, quando si pose la questione - al tempo della povera Eluana - il Parlamento era pressoché compattamente contro la decisione dei giudici, e si sarebbe votata a stragrande maggioranza una legge proprio per impedire ai giudici di lasciar trasferire nell'aldilà la ragazza di Lecco negandole cibo e acqua. Ora la proposta di Dalla Vedova in pratica lascerebbe mano libera ancora ai medici e alla volontà del padre.

Qualcosa dove la deontologia, la morale, e tutte le carabattole filosofiche non riuscirebbero mai a farmi credere sia stata misericordia e obbedienza alla libera volontà di Eluana, ma solo morte, mortissima. Per questo dico: la legge approvata dal Senato per me va bene. Se esistono maggioranze capaci di cambiarla, accetterò. È la democrazia. Ma vorrei che anche gli altri la pensassero così.

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