Anthony Hopkins gira in media quattro film lanno: in due fa il vecchio porco, in due il vecchio bislacco. In Indian - La grande sfida, dellaustralian-hollywoodiano Roger Donaldson, fa il secondo: qui il motociclista neozelandese Bert Munro, che stabilì nello Utah (Stati Uniti) un primato di velocità su una Indian militare del 1920, da lui stesso modificata. Per un film ambientato quarantanni fa, occorre rimuovere ogni segno depoche più recenti: un suburbio neozelandese si presta facilmente e un lago salato essiccato, come quello di Bonneville, semplicemente non ha tempo. Restano i comportamenti: poiché la Nuova Zelanda è il parco giurassico della Gran Bretagna, linglese Hopkins è a suo agio. Donaldson però ha inserito anacronismi a catena nella parte americana del film, perché anche lo spettatore giovane si senta a suo agio. Basta così che Hopkins varchi il Pacifico, perché il film precipiti. Passi che un vecchio debba arrivare in California per capire che la gente è venale. Insopportabile invece che ogni personaggio americano sia politicamente corretto: transessuali, pellerossa ed emarginati, soli di un vasto popolo ad avere una parvenza dumanità... E la guerra del Vietnam? Un reduce racconta al senile motociclista che ha sparso l«agente Orange», cioè la diossina, come defogliante. Insomma, Hopkins va da un incontro edificante a un altro, fra problemi cardiaci e urinari. E ci si annoia da professionisti. Il doppiaggio fa il resto: per uniformare le sillabe in italiano e in inglese, i numeri vengono spesso cambiati dai traduttori dei dialoghi.
Qui cè una vedova che, nel 1966, si dice tale da «tre» anni, mentre la lapide indica che lo è dal 1961!INDIAN - LA GRANDE SFIDA di Roger Donaldson (Usa/Nuova Zelanda 2005), con Anthony Hopkins, Chris Lawford. 124 minuti
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