«Che nostalgia quando a Milano recitavo pure per il salumiere»

La marcia di Teo prosegue per l'Italia, e proprio a metà strada incrocia Milano. Là dove tutto è cominciato. «La Compagnia dei Giovani» - l'ultimo show di Teo Teocoli, atteso al Teatro Smeraldo dall'11 al 14 marzo (ore 20.45, ingresso 55-15 euro più prevendita, info 02.29.00.67.67) - in quattro mesi, ha già raccolto qualcosa come quarantamila spettatori, solo tredicimila in una settimana a Roma, al Teatro Sistina. Le cifre saranno anche fredde, ma spesso spiegano meglio di tante parole: e cioè che il pubblico italiano, di qualsiasi latitudine, considera ormai Teocoli un amico di famiglia. Di più: riconosce in lui una preziosa memoria non solo di comicità (quella del cabaret milanese storico) ma anche di storia quotidiana personale.
Il one man show di Teo è infatti il quinto di una serie fortunata che, in sei anni, ha raccolto unanimi consensi e sold out, e la formula, in fondo, non è mai cambiata: il comico, imitatore, cantante, mattatore milanese si affida ai propri ricordi, alla propria ironia, a un intreccio di gag e canzoni per raccontare chi è e da dove viene. Il tutto con l'ausilio di una nutrita band musicale, la Doctor Beat, con tanto di sezione fiati, e l'intervento di vecchi amici, complici e testimoni della grande narrazione: dal musicista Mario Lavezzi, al cantante Tony Dallara allo storico collega di comicità Armando Celso. E siccome il racconto è affascinante e articolato, non stupisce che trovi nel teatro la sua casa perfetta. Dopo tanti successi in tv (un mezzo che ha dato tanto alla sua carriera, ma che oggi gli appare troppo cambiato: difatti, si fa vedere solo alla Domenica Sportiva, come commentatore calcistico) Teo Teocoli si gode il palcoscenico. «La tv? Può aspettare - spiega lui, qualche tempo fa uscito non troppo serenamente da Mediaset - Non è che le volti le spalle irriconoscente. Otto edizioni di Scherzi a parte, gli anni con la Gialappa's e tanto altro non si dimenticano. É che oggi la tv sembra cercare qualcosa in cui non mi riconosco».
Meglio, molto meglio il teatro, dove la realtà è veramente tale, e non è quel surrogato da studio chiamato reality: è fatta di respiro, parole e ricordi e proprio ad essi Teo si affida raccontando quelli che chiama «anni d'oro». «Si - sorride - quelli folli, quando io Boldi e Celso, per dirne una, accettavamo l'ingaggio di un salumiere a Milano, ci presentavamo alla chiusura del negozio, lui tirava giù la claire e noi facevamo lo spettacolino per lui e tre suoi amici. Si mangiava anche così». Oggi nessuno crederebbe a quel salumiere se raccontasse di aver avuto un Teocoli tutto per lui, al di là del banco dei prosciutti. «Noto con piacere che la gente si diverte ad ascoltarmi - spiega Teo - Cerco di far riemergere l'atmosfera di anni che io definisco poetici, quelli del primo, vero Derby, delle serate con Gianni Magni e Walter Valdi, con Cochi e Renato, e Jannacci, degli appuntamenti nel cuore della notte negli autogrill del Nord Italia, perché c'era chi aveva uno spettacolo a Varese, chi a Milano, chi a Genova». A Milano, e solo a Milano, gli sparring partner di Teo saranno numerosi: come detto, Dallara e Celso. Lavezzi, invece, è il partner fisso: «Lo coinvolgo nelle situazioni comiche: io e lui suonavamo insieme quando io avevo 18 anni e lui 16, e sapete chi suonava il contrabbasso? Bruno Longhi, il commentatore sportivo di Mediaset. Nel 1965 andammo a suonare fino a Finale Ligure, e siccome a Genova c'era il concerto dei Beatles, si andò tutti insieme a vederli». Eccola, allora, la «Compagnia dei Giovani» di cui parla lo show: una compagnia legata dai ricordi, che non si è mai emotivamente sciolta.

Nello spettacolo, Teocoli non può certo esimersi dalle sue celebri imitazioni (da Celentano a Maldini, da Gianfranco Funari a Ray Charles), né escludere dal palcoscenico alcuni dei suoi personaggi, come il giornalista partenopeo Felice Caccamo. «Impossibile dire di no - sorride - il pubblico giustamente li pretende. Mi amano anche per questo».

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