Anche se i gaudenti organizzatori, con orgoglio e formalismo tipicamente francesi, riescono a dire che «si apre finalmente un Tour veramente pulito», l'unica immagine rimasta in piedi è quella di un Tour orrendamente mutilato. Che poi sia immacolato come le nevi perenni, neppure questo va sbandierato con tanta enfasi: da Valverde a Millar, a Riccò, tanto per fare qualche nome, non si può certo dire che tutti i superstiti abbiano la fedina a prova di diffidenza.
Piaccia o no ai francesi, quel che resta del Tour è davvero poca cosa. Già privo di Armstrong per pensionamento, ora si ritrova senza Ullrich, Basso e Vinokourov, che certo non si può dire siano sempre andati fortissimo soltanto per effetto del doping, vero o presunto. Aggiungici Mancebo, aggiungici Beloki. Il cast, inevitabilmente, è livellato verso il basso. Minuscolo. E soltanto questa, se mai, è la prospettiva intrigante della nuova corsa: vedere chi, in assenza di vip, riuscirà a sfruttare l'occasione e a prenderne il posto.
Che dire: per noi italiani il discorso può farsi davvero interessante. Perché è pur vero che restano in gioco buoni atleti come Landis, o Leipheimer, o Kloden, ma non si può neppure negare come la strada verso i Campi Elisi sia adesso molto meno tortuosa. Savoldelli, ad esempio: perché no? Dei nostri superstiti è quello che pratica meglio la cronometro, di cui anche questo Tour è fornitissimo. In aggiunta, Savoldelli non soffrirà in Francia della terribile allergia da polline accusata al Giro. In ulteriore aggiunta, va specificato che quest'anno le montagne del Tour non sono né molte, né ripide. Diciamolo tranquillamente: è un Tour adattissimo al profilo di Savoldelli.
Quanto agli altri si apre l'irripetibile opportunità di dimostrare quanto non sono mai riusciti a dimostrare nei Tour del passato. In primo luogo si parla di Simoni, che non avrà più sulla sua strada gli odiatissimi Basso e Armstrong, cioè le scusanti per accusare nervosismi e malumori letali. Assieme a lui, Di Luca (se sarà al via dopo la febbre di questi giorni): anche dopo un Giro anonimo, continua a considerarsi buono per le corse a tappe. C'è l'occasione per la controprova.
Infine, Cunego. È all'esordio.
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