Tony Damascelli
T ra Verzuolo, provincia granda del Piemònt, e Porto Cervo, perla della costa Smeralda, che differenza cè? Nessuna, a parte il bollito misto di qua e laragosta con lo champagne di là. Mi spiego: il gemellaggio, un po balengo cioè strano, è stato celebrato in questi anni da Flavio Briatore che ha illustrato la terra dorigine senza allestire cortei e suoni di campane e si è fatto riconoscere in Formula uno prima con la Benetton («siamo superati da uno che fa maglie» disse perfido Gianni Agnelli riferendosi allindustriale veneto che faceva mangiare polvere alla Ferrari-Fiat) e poi con la Renault. Ma ha soprattutto abbagliato le notti di vip e turisti sognatori con i locali di tendenza, tra Sardegna e Toscana.
Un pirata da primo Harold Robbins, femmine e jet privati, vita dolce e dolce vita, però disarmante quando deve aprire bocca, con quella pronuncia dialettale alla Littizzetto, roba da Gianduja e bagna caoda, non certo da accademia della crusca e salotti raffinati. Non potrebbe diventare presidente di Confindustria, o meglio la cosa non lo riguarda, gli garbano cose diverse. Tifa Juve, anche se va daccordissimo con Simona Ventura che è del Toro, è amico di Antonio Giraudo ma anche di Adriano Galliani, ospiti sulle sue barche che hanno più locali della nuova Fiera di Milano.
Ma quando cè da lavorare, Flavio il vitaiolo vitellone diventa Briatore, limprenditore operaio, uno che va al sodo, uno che si sveglia allalba, indossa la camicia aziendale, azzurra e gialla colori da pompa di benzina, sta spettinato dovunque e comunque, non cerca il look che invece corteggia quando è ora di cerimonie, le scarpe a pantofola Churchs, con le iniziali sulla tomaia, il tight e soprattutto compagne da emicrania o esaurimento fisico e nervoso. Non proclama, non annuncia, non sentenzia, non finge di essere una vergine nel bordello che lo circonda. Quello è, senza trucco. Non gode di simpatie, la qual cosa lo fa anche sorridere. Ieri notte la sua risata si è sentita fino a Verzuolo.
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