Che tempi quelli di Montanelli

Caro Lussana, vorrei celebrare anch'io l'anniversario del Giornale. Nel '74 frequentavo la Facoltà di Lettere a Genova, dove insegnava il brigatista Fenzi e dove il prof. Faina - mai assurto agli onori delle cronache - teneva addirittura un corso sulla banda Baader-Meinhof. I ragazzi di oggi a stento sanno che sono esistite le Brigate Rosse e ignorano in quale cupa atmosfera si vivesse allora. A quei tempi Montanelli fu l'unica voce dissonante dal coro che allora si chiamava «conformismo di sinistra». Oggi Feltri ha degnamente preso il suo posto: è fra i pochi a tuonare contro il «politicamente corretto». I «sinistri», invece, sono rimasti sempre gli stessi: stesse acrobazie dialettiche, stessa malafede, stesso disprezzo per il più elementare buonsenso. Anche in Tv non è cambiato granché. Montanelli smise di andarci perché non lo lasciavano parlare - e a quei tempi non esisteva nulla di paragonabile ai trucchetti di Santoro. Oggi chi ci va deve prepararsi ad ogni genere di imboscata.
Per quanto riguarda l'edizione genovese del Giornale, redazione e lettori sono stati sempre accomunati dalla passione civile e dall'amore per la nostra città.

Questo rapporto è diventato ancor più stretto grazie a lei, direttore, che ci dà modo di far sentire la nostra voce ed esporre le nostre idee. Ancora una volta il Giornale è per Genova una fonte di informazione diversa e alternativa alla propaganda a senso unico della sindaca e del governatore. Continui così!

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