Cultura e Spettacoli

Che tortura (per gli spettatori) la vacanza francese di Mr. Bean

Rowan Atkinson alias Mr. Bean, è ben noto per la sua comicità folgorante, legata alla visione paranoide del personaggio, che non si arresta di fronte a nulla pur di raggiungere uno scopo, di solito trascurabile per ogni altro essere umano. Tutto ciò è solo la cifra stilistica di un comico che sa far ridere, se si tratta di una decina di minuti, oltre i quali c’è il desiderio di fuggire da lui a causa della ripetitività delle gag, di una comicità meccanica che usa ogni elemento circostante per trasformarlo in un’azione comica. Un giochetto, che come ripetiamo, oltre i dieci minuti diventa intollerabile.
In questo Mr. Bean’s Holiday, lo stesso vince un biglietto per una vacanza in Francia. Munito di una videocamera, salito sull’Eurostar per Parigi, filma ogni istante del suo «meraviglioso» viaggio. Poco prima di montare sul treno chiede ad un ignaro regista russo, che si reca in Francia per presiedere la giuria di un festival, di filmarlo mentre è sul predellino e il poveretto, cioè il cineasta, resta a terra, mentre il figlioletto è sul convoglio. Il resto gioca su questo contrattempo fino alla molestia. Atkinson non è Tati, ne Chaplin, ne Buster Keaton, ma le sue ambizioni sono intuibili. Il risultato è deprimente e dopo due film, il primo era L’ultima catastrofe (1997), medita di girarne un terzo. In guardia.

MR.

BEAN’S HOLIDAY (Gran Bretagna, 2006) di Steve Bendelack, con Rowan Atkinson, Emma De Caunes. 90 minuti

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