Controcultura

"Chernobyl" tragedia perfetta (esteticamente)

"Chernobyl" tragedia perfetta (esteticamente)

Mentre il cielo brucia lontano e l'aria comincia a riempirsi di uno strano pulviscolo che sembra neve - ma neve non è - un gruppo di persone ammira questo inconsueto spettacolo, restando colpito dalla sua bellezza. Siamo a Chernobyl nell'aprile 1986, che cosa sia accaduto quel giorno è nella storia.

Proprio questo passaggio, a metà circa della prima di cinque puntate dell'omonima miniserie trasmessa su Sky Atlantic ogni lunedì fino all'8 luglio, sembra un estratto di filosofia kantiana a proposito della natura sublime, mai pacificata, minacciosa, ribelle. Concetto che peraltro riprese Paul Virilio nel saggio Ce qui arrive (in italiano L'incidente del futuro) che divenne una mostra nei primi anni 2000 alla Fondazione Cartier di Parigi. In quello straordinario repertorio di immagini - dal crollo delle Twin Towers ai terremoti, dal disastro di Fukushima ai rottami di un aereo caduto a Ustica - il teorico francese sottolineava l'irresistibile bellezza della tragedia, un'attrazione che ha a che fare con il voyeurismo nei confronti di erotismo e pornografia.

Chi costruisce film di successo, queste regole le conosce bene e infatti Chernobyl le distribuisce con sapienza per la prima ora di film. Da una parte la suspence cresce come in un thriller (modelli inevitabili i disaster movies degli anni '70, che periodicamente tornano in auge), dall'altra si infarcisce di episodi da commedia umana che lavora sui caratteri dei diversi personaggi seguiti nella loro quotidianità. E ancora, il conflitto tra l'eroismo dei singoli e l'ottusità del potere e della burocrazia comunista e sovietica, l'angoscia crescente e il folle invito alla calma. Produzione inglese HBO, ideata da Craig Mazin e diretta da Johan Renck, Chernobyl è un riuscitissimo incrocio tra cinema di genere e aspirazione a una maggior autorialità. Immagini e contesto sono in effetti molto spettacolari ma altrettanto riuscito è, ad esempio, il lavoro sui volti, illuminati con luce fortemente contrastata dal taglio pittorico, cui si aggiunge l'orrore, progressivo e crescente, per le terribili mutilazioni che i poveri lavoratori più vicini al nocciolo esploso dovettero subire. Raro trovare un equilibrio così riuscito tra azione e silenzi, nel rispetto di un grande classico, il montaggio alternato, proprio come si insegna nelle scuole di cinema. Una vicenda che cresce anche per impatto emotivo: i quindici minuti finali della seconda puntata sono puro noise.

Salutata con entusiasmo dalla critica, Chernobyl ha ottenuto consensi unanimi. E non avrebbe potuto essere altrimenti, vista l'eccezionalità del prodotto. Cui contribuisce la ricostruzione fedele, anche stilisticamente, dell'accaduto negli ultimi anni dell'Urss, quando Gorbacev mieteva consensi all'estero e in patria era detestato come un dittatore ambiguo e pericoloso.

Difficile trovare un difetto, voto altissimo, quasi la perfezione.

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