Prima di tutto, viva il rugby! Viva l'Italia del rugby! Dieci, cento, mille volte viva il rugby! Se il 90% dei giocatori e degli spettatori del rugby sono sportivi e cittadini migliori del 90% dei giocatori e degli spettatori del calcio, più leali e meno piagnoni, una ragione ci sarà. C'è.
Tant'è, torniamo al calcio, che purtroppo nell'Italietta perennemente provvisoria «tira» incomparabilmente di più: per la pagnotta si fa questo ed altro.
Dunque, cronaca di un suicidio rossoblù annunciato. Lo spericolato e generalmente spettacolare «3-4-3» di Gasperini in tanto vale in quanto riesca a garantire alla squadra di segnare un gol in più dell'avversario. Intuitivamente può valere insomma corposi risultati al Genoa soltanto quando le 3 punte designate siano non solo tecnicamente agguerrite ma pure in perfetta forma atletica, come avvenne in partenza di campionato con il trio Adailton-Greco-Sculli; e quando gli esterni di centrocampo siano contemporaneamente in grado di cantare e portare la croce con gagliardia, come fu allora per Rossi e Fabiano con l'aggiunta di Botta. Insistere quando Greco sia out, Adailton, Rossi e Fabiano siano frenati l'uno dalla pubalgia e gli altri due da acciacchi vari, e Di Vaio sia ancora lontano da un grado di forma accettabile - e perdippiù venga costretto a giocare spalle alla porta in posizione centrale - puzza di harakiri lontano un miglio.
I numeri non sono tutto, ma a questo punto parlano chiaro. Trentun gol subiti in 24 partite giocate suonano a spietata bocciatura per una squadra che - realisticamente considerando la Juve fuori gara - voglia disputare il secondo posto finale al Napoli che ne ha incassati la metà. Sei partite perse in 13 trasferte effettuate non lasciano adito a pietosi «se» e «ma». La cautela usata a Napoli, dove si colse un prezioso e convincente pareggio grazie alla giudiziosa alternanza di un quadrato «4-4-2» con un cauto «3-5-2», è stata purtroppo buttata alle ortiche a Rimini e Piacenza, con risultati mortificanti.
Naturalmente Gasperini è pienamente legittimato a ricordare che questo Genoa è purtroppo incline ad incappare in troppi errori singoli in fase difensiva; e se poi finiscono per commetterli Criscito e De Rosa, cioè i migliori, che c'entra il modulo? Ma appunto io non ne faccio questione di modulo. Sostengo che per attuare con successo «quel» modulo in tanto spettacolare in quanto spericolato bisogna avere a disposizione in «quel» momento gli elementi «ad hoc». In caso contrario, la presunzione s'arrenda all'evidenza e ci si metta umilmente a remare. Gasperini, profeta del gioco spumeggiante ma estremamente dispendioso, si è dimostrato grande allenatore nell'arco di 4 mesi. Ora però - ed è ciò che conta in assoluto - deve sapersi confermare sulla distanza di un campionato intero, cominciando a ravvedesi costruttivamente da domani, ospite il Lecce a Marassi. Perché un 13° campionato di serie B per il Genoa sarebbe esiziale.
Dunque, cronaca di un'immeritata fregatura patita dai blucerchiati in casa del Diavolo e del provvidenziale indennizzo da parte del Fato sottoforma di un rigore fasullo anti Atalanta. Una botta di fortuna dopo tante disgrazie. Risultato: rispunta dal cilindro un momentaneo 7° posto che equivale al massimo dei massimi obiettivi di stagione realisticamente perseguibile dalla Sampdoria attuale. Tralasciando le tesi preconcette degli antinovelliniani per vocazione e i voli pindarici degli onirici evocatori di Champion's League, ribadisco che se riuscisse a concludere il campionato con un dignitoso piazzamento dal 7° al 10° posto, e cioè nella parte bassa del tabellone di sinistra, non si potrebbe negare a Novellino il merito di aver ottenuto una volta di più il massimo del rendimento possibile dalle forze a disposizione.
A quel punto dovranno intervenire pochi ma buoni aggiustamenti estivi di mercato. So bene che la reale voglia di fare del presidente, in materia, è purtroppo ferreamente condizionata all'effettiva possibilità di realizzare il salvifico polifunzionale stadio di proprietà. Solo a quel punto, infatti, per l'industriale Garrone la squadra diventerebbe il promozionale fiore all'occhiello di un'industria sana. Intanto però guardo al talentuoso Quagliarella come alla cartina di tornasole.
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