A otto tappe dal traguardo la Sampdoria di Del Neri è ottima quinta in classifica a quota 47 (13 vinte, 8 pareggiate, 9 perse, 37 gol fatti 36 subiti), un solo punto sotto il quarto posto che vale la partecipazione alla Champions League, 10 punti in più rispetto al campionato scorso quando la squadra affidata a Mazzarri era dodicesima; il Genoa di Gasperini è buon settimo a quota 43 (12 vinte, 7 pareggiate, 11 perse, 51 gol fatti 51 subiti), non più di 5 punti sotto il quarto posto, 11 punti in meno rispetto a dodici mesi fa quando era straordinariamente quarto ma pazienza. Dovremmo essere tutti ben lieti. Invece chissà.
Con 24 punti in palio, in un campionato equilibrato come questo tutto è ancora possibile, nel bene e nel male. Sicché la situazione rossoblucerchiata si consegna a due chiavi di lettura diametralmente opposte. La prima è quella che attiene al tifoso con la testa conficcata nel pallone, che spensieratamente se ne frega dei rapporti tra le dimensioni delle città e i bacini d'utenza, le condizioni degli stadi, gli introiti televisivi, le sponsorizzazioni, il marketing. Quel tifoso lì dice raka al presidente Garrone perché «sarebbe bastato comprare due o tre difensori da dieci milioni di euro l'uno per centrare sicuramente la Champions»; e dice raka al presidente Preziosi perché «sarebbe bastato non cedere Ferrari, Thiago Motta e Milito per lottare per lo scudetto». La seconda chiave di lettura è quella che sposa il tifoso con la testa saldamente ancorata al collo, che ovviamente si augura il massimo del possibile per la squadra del cuore ma tiene conto del mare in cui si naviga. Quel tifoso lì sa bene che se non si è chiuso bottega di qua e di là lo si deve in via esclusiva alla miracolistica epifania di Riccardo Garrone ed Enrico Preziosi, che salvando Sampdoria e Genoa dal baratro li hanno consolidati al punto da garantire vita sportiva costantemente più che dignitosa a ridosso delle grandi tradizionali del calcio nazionale. Quel tifoso lì soprattutto ha ben presente che se Preziosi e/o Garrone decidessero di togliere il disturbo si tornerebbe d'acchito ad armeggiare con i lucchetti dei cancelli degli impianti di Pegli e Bogliasco.
Ciò detto perché ogni tanto è bene ricordarlo, considerato lo straordinario equilibrio imperante nel corrente campionato di serie A io stesso naturalmente mi auguro e anzi «pretendo» che stavolta fatto «trenta» Sampdoria e Genoa non lascino nulla di intentato per fare «trentuno». Con l'avvertenza che per «trenta» personalmente intendo la parte sinistra del tabellone e per «trentuno» l'accesso ai preliminari della Champions League, che offrendo introiti fuor del comune resta l'unica soluzione potenzialmente in grado di indurre le nostre due massime realtà calcistiche a concedersi - almeno in via estemporanea - l'onirico salto di qualità. Non so infatti quanto, al di là dell'ovvio soddisfacimento dell'orgoglio sportivo, per vero tenga il presidente Garrone all'Europa League che finché non verrà resa più appetibile da monsieur Platini continuerà a costare tanto e rendere pochissimo. Ma so per certo che al presidente Preziosi non interessa proprio.
Al momento, al quarto posto dei sogni possono teoricamente ambire ben sei squadre (Palermo, Sampdoria, Juventus, Napoli, Genoa e Bari), che chiamerei di seconda fascia se non temessi di offendere le potenzialità non solo della Juve ma pure di Palermo e Napoli. Sei concorrenti che potrebbero addirittura salire a otto se Fiorentina e/o Parma centrassero inopinatamente il filotto. E insomma per le squadre di Del Neri e Gasperini sarà duro e anzi durissimo, con l'avvento dei primi caldi, scongiurare l'andamento ondivago che finora li ha fatalmente condizionati. Sotto il profilo atletico, per la Sampdoria reduce dal trionfo sulla Juve disarmante è stato il secondo tempo al cospetto della tosta squadra di Ventura che già a Marassi le aveva fatto vedere i sorci verdi con tanto di gol della vittoria erroneamente annullato a Bonucci nel finale. Ora speriamo che per Cassano, che sta gradualmente ritrovando la forma migliore e per intanto ha ripreso gusto al gol d'autore, non ricominci il tormentone dell'andata. Ok, non ha esultato per «rispettare» i compaesani che come all'andata gli hanno astutamente riservato destabilizzanti onori da imperatore romano, ma insomma non conta se è Fantantonio e guadagna a strafottere, resta un ingenuo sciuscià nato in quei vicoli là, un genuino ragazzo di cuore, cercate di capire e glissate. Se invece volete rifarvi del male con le bambinate, accomodatevi. Col ritrovato Fantantonio ci vuole comunque ben altro, a cominciare dal rinsaldamento di una difesa fatta a fette da Alvarez e compagni. Basterà il riqualificato Lucchini a vietarle di reimbambolarsi? L'indemoniato Bari di Ventura fece squillare il campanello d'allarme di casa Del Neri all'andata. Per sapere se la storia vichianamente rischia di ripetersi bastano poche ore: arbitro «severo ma imparziale» (come diceva Carosio) il Cagliari, che ha regalato i tre punti a Lazio e Atalanta ma tradizionalmente non regala niente alla Sampdoria.
Sotto il profilo atletico sta meglio il Genoa di Gasperini, che segna tanto ma non ha un Pazzini da doppia cifra, per cui il suo «bomber» (con Sculli, Mesto e Rossi) resta Crespo che non c'è più da quel dì, a quota 5 come Mannini e Cassano. Come sempre a Marassi, il Grifo è stato brillantemente gagliardo pure contro l'agguerrito Palermo che per la Champions vedo favorito.
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