«Chi lascia la fede rimane solo come un traditore»

S’intitola I cristiani venuti dall’islam (Piemme) e l’ha scritto insieme al giornalista di Avvenire Giorgio Paolucci. Camille Eid, giornalista e studioso libanese, cristiano maronita, ha descritto l’esperienza difficile dei musulmani convertiti al cristianesimo. «In Italia in dieci anni i convertiti dall’islam sono circa 400 – spiega Eid al Giornale – ma è solo la punta di un iceberg. In molti hanno paura...». La difficoltà non è data soltanto dalle leggi che nei Paesi islamici puniscono l’apostasia: «Il vero problema è sociale. Chi diventa cristiano, chi abbandona la fede musulmana, viene sanzionato dalla famiglia e dalla società. E se non c’è la vendetta, viene sancita per lui la morte giuridica, ogni legame viene interrotto, si rimane soli. Chi si converte viene considerato come un traditore della propria comunità e della propria nazione. In Egitto ci sono state persone assassinate per questo. Basta che venga emanata una fatwa, ed ecco che ogni musulmano può eseguire la condanna». Secondo Camille Eid, che nel libro descrive molti casi di persone costrette a vivere nell’anonimato, non è semplice superare questa situazione. «Il problema è offrire garanzie e protezione. Tante delle persone intervistate ci hanno chiesto di non scrivere il loro vero nome. Sembra paradossale parlarne in Italia, eppure è così. Ma ancor di più è necessaria una rete di assistenza e di aiuto da parte delle comunità cristiane.

Perché chi si è convertito perde tutto, non ha più legami, teme le conseguenze del suo gesto per i suoi familiari. Ho raccolto esperienze di persone che, dopo il battesimo, sono rimaste sole e fanno fatica a sopravvivere».

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