Carla De Albertis, Vittorio Sgarbi, Piero Borghini. Due assessori e il direttore generale rispediti a casa da Letizia Moratti in due anni.
Tiziana Maiolo, con lei gli assessori salgono a tre.
«Sta sfogliando la margherita, via un petalo alla volta. E non sostituisce nessuno. Tiene tutto per sé».
Era tutta gente scelta dal sindaco, mica imposta.
«Abbiamo tutti qualcosa in comune: appeal sugli elettori, bravi comunicatori, gente che ragiona con la propria testa».
Vuol dire che la Moratti non ama chi ragiona?
«Mi sembra preferisca una giunta di tecnici, di consiglieri del sindaco che obbediscono alle direttive».
Per la città può essere una scelta che funziona.
«Non sono daccordo. Lassessore risponde ai milanesi, ci vuole il consenso che si misura con le preferenze».
Dispiaciuta?
«Voglio tradurre in positivo. Allora dico che sono molto, molto contenta. Come se rinascessi a nuova vita. Torno a fare politica e finalmente sarò libera di esprimere le mie opinioni».
Non poteva farlo?
«Su Ecopass io non ero daccordo, né Sgarbi. Non avrei mai fatto un campo per i rom. In giunta era difficile dirlo. Poi la Moratti leggeva sui giornali quello che pensavo ed erano problemi».
Un rapporto difficile?
«Allinizio molto bello. Poi si è logorato, avevo già deciso di lasciare».
Da assessore si sente con la coscienza a posto?
«Ho fatto tutto il possibile, lottando contro lobby terribili: la moda, i commercianti, gli ambulanti. In un assessorato davvero povero: mi hanno dato 4 milioni di euro, prima ne gestivo 250».
E adesso?
«Coordinerò la campagna elettorale per riportare il centrodestra in Provincia. Battere Filippo Penati, chiunque sia lo sfidante».
Lei si è candidata.
«Io o Guido Podestà fa lo stesso. Basta vincere».
Non è che cacciandola la Moratti abbia voluto dare uno schiaffo a Forza Italia proprio quando Berlusconi si è messo di traverso sui suoi progetti sullExpo?
«Forse sì. La Moratti ha molte ambizioni, credo voglia mettersi a capo del partito dei sindaci. Lei non è una di Fi, si è fatta una sua lista. Anche se poi è stata eletta con i nostri voti».
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