Il fisco-spettacolo in azione a Cortina d’Ampezzo, meta ambìta da ricchi, semi ricchi e finti ricchi, ha dato almeno un risultato: tutti ne parlano, in bene o in male. I controlli effettuati dagli agenti delle tasse negli esercizi pubblici hanno miracolosamente fatto quadruplicare gli incassi. Segno che la presenza degli ispettori ha consigliato vari gestori di locali (bar, ristoranti eccetera) a emettere tutti gli scontrini anziché solo una parte, come di solito forse avviene. Questa è la lettura più convincente dei fatti. Se fosse anche corretta avremmo la dimostrazione che la famigerata evasione è un fenomeno reale e non un’invenzione dei soliti malpensanti.
Ciò che comunque lascia perplessi e addirittura offende è il modo in cui ha agito l’Agenzia delle entrate. L’Italia si estende dalle Alpi al Canale di Sicilia;come mai invece le verifiche si sono concentrate esclusivamente nella cittadina dolomitica, trascurando il resto del Paese? Quale è stata la logica che ha ispirato la caccia ai furbetti? Probabilmente si è voluto ancora una volta colpire il Nord (il Veneto in particolare) e i partiti orientati a difenderne gli interessi. Il senso dell’operazione sarebbe stato: ecco le prove che i ladri stanno lassù dove certa politica li protegge con vigore. Forse è un’interpretazione sbagliata, ma è un fatto che a Napoli e Reggio Calabria la Guardia di finanza non si è vista. In caso contrario, ci sarebbe stato da ridere.
Modesta proposta al governo: se proprio vuole stanare chi non paga le imposte, non si limiti a battere le valli rinomate, ma svolga ricerche su tutto il territorio nazionale, altrimenti autorizza i suoi avversari a considerarlo poco serio. Tra l’altro, Mario Monti è stato sfortunato. Si è messo a sparare sugli ampezzani nel giorno meno adatto: Capodanno. L’ex ministro Roberto Calderoli gli ha fattole pulci, guarda un po’, per il veglione organizzato a Palazzo Chigi la notte di San Silvestro. La vicenda è nota, però merita uno stringato riassunto. Il premier, sobrio per antonomasia, ha atteso lo scoccare del 1º gennaio 2012 con la consorte e altri dieci familiari, riuniti a tavola nella sede istituzionale.
È lecito o no cenare con moglie, figli, nipoti e cognati nelle sacre stanze del potere esecutivo? No, secondo Calderoli. Il quale ha chiesto al presidente del Consiglio di spiegare ufficialmente perché si sia preso una simile libertà, e chi abbia saldato il conto della serata conviviale. Monti non si è fatto pregare: ha precisato di aver usato soldi propri, di avere incaricato la sua sposa di servire le portate agli ospiti e, quindi, di non avere gravato sulle casse dello Stato.
Una replica piccata in cui egli ha addirittura specificato che la spesa per le vivande è stata sostenuta da lui stesso. Già che c’era avrebbe potuto anche esibire gli scontrini fiscali, come ha dovuto fare chi a Cortina si è bevuto un caffè in piazza. Un premier che sguinzaglia le guardie per scoprire chi sgarra al bar, a gentile richiesta di Calderoli dovrebbe mostrare le ricevute del cotechino e delle lenticchie, non fare spallucce.
Inoltre dispiace a Monti riferirci quanto è costato tenere aperto Palazzo Chigi (uscieri, poliziotti ecc.) fino a mezzanotte e passa in un dì festivo? Altro quesito. Quella domenica di un mese fa circa, quando a Milano il suo parrucchiere ha tirato su la saracinesca della bottega per tagliargli i capelli, è girato o no uno scontrino fiscale? E i fiori acquistati per strada (da un abusivo?) e destinati alla signora Elsa erano o no accompagnati da regolare documento fiscale? Insomma, signor presidente sobrio, ci racconti come sono andate le cose e fornisca pezze giustificative. Lei ci costringe a essere rispettosi delle norme? Giusto. Però le rispetti anche lei.
E se Calderoli in proposito ha dei dubbi, gli sbatta sotto il naso la certificazione della sua irreprensibilità.P.S.: dimenticavamo, lo spumante (italiano, si spera) per il brindisi augurale chi l’ha offerto? Il Posta di Cortina?
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