«Chi scala Carige vuole Bankitalia»

Se la Banca venderà alla Cnce i francesi entreranno nell’Authority nazionale

«Attenzione: chi prende Banca carige entra in Banca d’Italia». L’allarme è del senatore ligure Egidio Pedrini, Italia dei valori, che già una decina di giorni fa, con un’interpellanza urgente al ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, aveva espresso i suoi dubbi sull’affaire Carige, dopo l’inchiesta del Corriere della Sera sugli assetti societari e sul ramo assicurativo del Gruppo.
Adesso Pedrini torna a domandare che cosa ci sia dietro e, soprattutto, quali siano gli scenari del futuro. Perché il presidente della Cassa di Risparmio genovese, Giovanni Berneschi, ha lasciato intendere come dietro agli attacchi ci sia in realtà il tentativo di take over sulla Banca da parte di poteri forti, e come lui, per evitare la scalata, sia intenzionato, piuttosto, a vendere ai francesi, che con la Cnce ne detengono già il 15 per cento. «Intanto di solito è il proprietario, e non l’inquilino, che decide di vendere l’appartamento, quindi non si capisce a quale titolo parli Berneschi: spetta alle istituzioni proprietarie della Carige, oppure al management della stessa, impostare le strategie sul futuro della Banca?» domanda il senatore. Il problema vero, avverte, si pone subito dopo: «Carige detiene 11.869 quote, corrispondenti a 27 voti, della Banca d’Italia. Questo significa che c’è il rischio che i francesi entrino a farne parte, andando ad aumentare la consistenza, oggi marginale, degli stranieri». Di più: «Possiamo correre il rischio che i francesi rastrellino danari italiani nei 500 sportelli di Carige per poi reinvestirli non in Italia ma in Francia?».
Dulcis in fundo, urge affrontare un altro problema, «che già esiste ma che oggi si pone in modo drammatico», quello fra controllore e controllato: «Banca d’Italia è una Authority indipendente che deve sovrintendere al settore creditizio italiano. Se volesse controllare l’operazione Carige dovrebbe mandare ispettori alla Banca, che però è fra i suoi azionisti.

È chiaro che l’assetto della Banca d’Italia potrebbe inficiarne l’incisività del ruolo di vigilanza, in termini di rapporti tra controllante e controllato e per di più con presenza straniera». Un pasticciaccio brutto insomma, sul quale Pedrini chiede al ministro di fare immediata chiarezza.

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