Chi è Scarpellini, il palazzinaro che fa affari con la Quercia

Nel 1995 era vicino al crac adesso finanzia i Ds romani

da Roma

«La cosa più semplice del mondo è copiare ciò che ha avuto successo altrove». Parola di Sergio Scarpellini, presidente dell’omonimo gruppo immobiliare che, presentando il progetto «Fare centro a Romanina», curato dal noto architetto portoghese Salgado, lo paragonò al celebre Parc de la Villette di Parigi.
D’altronde, 212.500 metri quadrati di uffici distribuiti su 92 ettari per 2,5 miliardi di euro di investimento non sono bruscolini. I nuovi studi di Cinecittà, un planetario e un cinema con schermo a 180° sono i fiori all’occhiello di questo intervento urbanistico. Eppure alla fine degli anni ’90 per il gruppo Scarpellini la ruota non girava dalla parte giusta. La controllata Milano 90 aveva chiuso il bilancio 1995 con una perdita di 12 miliardi e 640 milioni di vecchie lire e con un indebitamento di 88,2 miliardi. Il 50% del capitale era in mano di Efibanca in qualità di creditore pignoratizio e il Banco di Napoli aveva avviato un’istanza di fallimento nei confronti della capofila Immobilfin srl. Il mercato del mattone non tirava.
Ma prima o poi, nella vita di ognuno, la Fortuna bussa alla porta. Al portone di Scarpellini bussò la Camera dei deputati, all’epoca della presidenza Violante. Nella primavera del 1997 fu stipulato il primo contratto con la Camera per l’affitto di una porzione del fabbricato compreso tra Via del Tritone, Via del Pozzetto e Piazza San Claudio. Un milione di lire al metro quadrato con conseguenti quotazioni immobiliari schizzate ai massimi nel Centro storico. Nel ’98 un altro contratto di locazione e nel ’99 il terzo. Boom, signori! Il bilancio del 1999 si chiude con 11 miliardi e 56 milioni di lire di utile. Una liquidità tale da consentire al gruppo Immobilfin di acquisire quattro srl in liquidazione: Iris, Camelia, Mimosa e Rosa; i terreni di «Fare centro a Romanina» sono proprio in quelle società.
Due deputati, Pagliarini (Lega) e Buontempo (An), nel 2000 contestarono la modalità delle transazioni: Milano 90 acquistava tramite mutui l’immobile per conto della Camera (due ex proprietari sono Enel e Telecom), lo ristrutturava e lo affittava (9+9 anni) inclusi servizi, a Montecitorio. Condannato a spendere oltre 1.000 miliardi di vecchie lire in 18 anni, affitta uffici pluripotecati.
Nel 2003, però, gli Scarpellini figuravano come primi finanziatori dei Ds della Capitale con 49mila euro. Oggi il loro impero poggia su una trentina di società, ma il core business dello sviluppo immobiliare si sostiene anche attraverso le locazioni.

Il progetto del Satyricon Palace Hotel a Cinecittà si potrà realizzare anche grazie a «inquilini illustri» come la Camera (Palazzo Marini), il Senato (Palazzo Bologna), il Tar, l’Authority Tlc, Il Consiglio di Stato, il Comune di Roma, la Regione Lazio e la Rai. Tanto, paga Pantalone.

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