Per il quinto anno consecutivo ha lasciato il libro con le ricette sulla mensola della cucina. In valigia non ci sta, ma soprattutto non serve. Col tempo però Arianna Follis, 33 anni, ha fatto labitudine a questi Capodanno «celebrati» in viaggio e in gara, causa Tour de ski. Così nel borsone, fra scioline, paraffina e berretto finiscono - se non proprio zampone e lenticchie - almeno una bottiglia buona e un pandoro: «Ora non ci casco più - ricorda Arianna - : ma i primi anni del Tour, rischiavamo perfino di non riuscire a fare il brindisi, eravamo sempre in trasferimento da una tappa allaltra e spesso trovavamo tutto chiuso». Domani invece, primo giorno di riposo sugli otto di gara, si festeggia un po in ritardo. Da almeno un lustro lei, come le altre signore del fondo, trascorrono le feste «sulla neve». Così hanno voluto a fine 2006 gli organizzatori di questo tour più «de force» che «de ski» che assegna, con 10 gare in 8 giorni, 400 punti di classifica, 160 mila franchi svizzeri e un bel gruzzolo di gloria. Dopo le prime tappe di Oberhof e Oberstdorf, in attesa di attraversare il confine con le gare italiane fra Dobbiaco, Cortina e la Val di Fiemme, oggi, mentre Follis si tiene stretto un posto nelle prime dieci, cominciano le gare a skating, più digeribili per gli azzurri. In scena va una sprint ed Arianna ci ha preso gusto. In bacheca ha già sistemato un bronzo olimpico, tre mondiali, un altro oro mondiale, sette vittorie e sei podi in coppa. Stefania Belmondo, Manuela Di Centa, Gabriella Paruzzi: il filo della tradizione degli sci sottili è ora nelle sue mani, di tenace e modesta valdostana trasferita per amore sugli Appennini modenesi. Questanno poi, la fatina dagli sci sottili ha già collezionato 5 podi ma non ci penserà oggi quando scenderà in pista, come ogni volta, per vincere.
Arianna, in una stagione che culminerà a febbraio con i Mondiali sulla mitica collina di Holmenkollen, molti campioni hanno scelto di riposarsi e saltare il Tour: non lei, però
«No, perché il Tour mi ha sempre regalato soddisfazioni nonostante la fatica, basti pensare alla gara finale in salita sul Cermis».
In questo tour selezionerà almeno le gare?
«Mi concentro su prologo e sprint poi valuterò se proseguire in base a dove sarò in classifica».
Tanto stakanovismo e poca strategia?
«Ho imparato che quando selezioni alcuni appuntamenti, poi può succedere che ti ammali proprio alla vigilia di ciò per cui hai lavorato. Quindi meglio non fare programmi , ma
fare gare»
È questo linsegnamento di un anno olimpico, che non è andato proprio come voleva?
«Un po si, quella batosta a Vancouver - che poi sono due quarti posti - è servito a farmi apprezzare ogni più piccolo risultato, ad essere più tranquilla».
Lezione imparata: si aspettava di partire col botto e con 5 podi? Ce nè uno più significativo?
«Noi italiani "ingraniamo" solitamente più avanti nella stagione e invece è andato bene tutto fin dallinizio. Sono i risultati in staffetta a confortarci: forse abbiamo trovato la formazione buona, dopo mesi di ricerca».
Già, un risultato di squadra dove lei è la "veterana", la chioccia
«Ma quale chioccia? Le generazioni sono cambiate. Quattro e più anni fa io ero la giovane che guardava con massimo rispetto a Paruzzi, Valbusa, oggi
»
Vuol dire che non la rispettano?
«Beh, son più moderne, sanno che cosa fare da sole, i consigli a volte sembrano superflui
»
Come valuta la «falsa» partenza del settore maschile, proprio con lallenatore che vi portò al bronzo olimpico?
«Credo che sia solo questione di tempo: i maschi entreranno in forma e anche Pizio riuscirà a far fruttare il suo lavoro.
Lei dice di voler fare presto la mamma: eppure si può sciare anche da mamme. Fra le fondiste non mancano gli esempi anche in squadra
«Ma ho già 33 anni e quando mi ritirerò sarà per sempre. Meglio chiudere al top e festeggiare finalmente Capodanno il giorno giusto!»
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