Eccolo lì il simbolo della parabola del sogno a cinque cerchi di Torino: i due enormi «gianduiotti» firmati da Giugiaro, al tempo delle Olimpiadi invernali del 2006 teatro delle celebrazioni ufficiali e cuore dei festeggiamenti, sono oggi abbandonati al degrado, due lugubri cattedrali nel deserto che dallalto dei loro 12 milioni di euro di costo ricordano il fallimento del futuro ex sindaco Sergio Chiamparino (nella foto). Nel sopralluogo effettuato ieri dalla sesta Commissione comunale presso i cantieri di «Atrium» (così era chiamato durante i Giochi linsieme dei padiglioni di piazza Solferino) è emerso in tutta la sua forza il disastro della gestione del post-olimpiadi.
La recente scelta della «rottamazione» dei gianduiotti (dopo anni di attesa in cui la giunta di centrosinistra ne annunciava continuamente il recupero con nuove ed improbabili finalità) è del resto solo lesempio più visibile del vento di dismissione che ha colpito le strutture olimpiche costruite con costi astronomici. «Si va - denuncia il vice coordinatore del Pdl cittadino Maurizio Marrone - dalla passerella olimpica con lascensore per disabili perennemente fuori servizio alle palazzine comunali del villaggio olimpico, ormai in rovina senza aver mai visto lannunciato ostello della gioventù, fino al paradosso dellinstallazione artistica della rotonda Maroncelli, riconsegnata allautore Arnaldo Pomodoro per gli eccessivi costi di restauro». Ma forse il simbolo più evidente del degrado post-olimpiadi è rappresentato dalle statue delle mascotte «Neve» e «Gliz», inizialmente parcheggiate nei parchi delle periferie e lì distrutte dai vandali, prima di essere rimosse completamente.
«Ora tutti gli sprechi olimpici saranno raccolti in un dossier - annuncia Marrone - per denunciare la miopia di un Comune incapace di trasformare la grande occasione dei Giochi nellopportunità di uno sviluppo duraturo della città».