La Chiesa Attacco a Zapatero «La Spagna malata di statolatria»

La denuncia non potrebbe essere formulata in termini più forti: in Spagna, dice monsignor Amato, influentissimo prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, sta avanzando la «statolatria», ossia l’indottrinamento laico e l’ingerenza dello Stato nella vita personale, «attraverso l’obbligo alle famiglie a scegliere determinate scuole con determinate materie, non d’istruzione ma d’indottrinamento». Lo scontro tra il governo socialista di Madrid e la Chiesa cattolica è ormai vecchio di quasi cinque anni, e l’intervista ne è soltanto l’ultimo capitolo. Della «necessità di difendere la libertà religiosa e i principi di dignità della vita e di ogni persona» contro le cosiddette leggi etiche dello Stato spagnolo hanno già parlato altri prelati e, sia pure con parole diverse, lo stesso Pontefice. C’è da chiedersi, se mai, perché Amato abbia fatto questa uscita proprio alla vigilia di Natale. La risposta è, probabilmente, che il Vaticano teme che Zapatero, alle prese con una crisi economica tanto grave quanto improvvisa, intenda accelerare il processo di laicizzazione dello Stato per ricompattare la sua coalizione e distrarre - nei limiti del possibile - l’opinione pubblica dai suoi problemi quotidiani. Un rapporto della Caritas, che denuncia un aumento del 55% delle richieste di aiuto ed è ormai a corto di risorse per assolvere ai suoi compiti, può avere rafforzato i sospetti della Chiesa.
Il credo del primo ministro, del resto, è ben noto ed è stato riassunto in una recente intervista a El Pais: «L’aconfessionalità e la neutralità religiosa dello Stato costituiscono uno degli stadi della maturazione della convivenza democratica». In questa direzione Zapatero si è mosso da quando è salito al potere, a costo di affrontare scontri continui non solo con le gerarchie cattoliche, ma anche con il Partito popolare. La novità è che, dopo avere promesso prima delle elezioni di marzo di non legalizzare l’eutanasia e di non modificare la legge sull’aborto, ha cambiato idea, introducendo il concetto di «suicidio assistito» («Incapace di garantire una vita decente, promette a tutti una buona morte», ha commentato l’Avvenire) e apprestandosi ad ammettere l’aborto entro le 16 settimane senza richiesta di giustificazione. Altri provvedimenti invisi alla Chiesa contenuti nel «Piano per i diritti umani» oggi in discussione sono l’istituzione di un osservatorio sul pluralismo religioso, il varo di corsi di formazione per funzionari dello Stato che «valorizzino il rispetto dell’uguaglianza dei diritti in materia religiosa» e l’introduzione nelle carceri dell’assistenza spirituale non cattolica. Anche se, per ora, sembrano accantonati l’abolizione dei funerali di Stato cattolici e la revisione degli accordi per il finanziamento del clero, una Chiesa storicamente potente non può non ribellarsi a uno stillicidio di provvedimenti chiaramente mirati a ridurre la sua influenza e che non sembrano avere mai fine. Se poi la scommessa del governo socialista di spingere sul pedale della laicizzazione come strumento di lotta politica avrà successo, è tutto da vedere.


Per ora, la maggioranza degli spagnoli sembra essere - su questo punto - dalla sua parte, ma, come osserva un esponente del Pp, «i matrimoni gay non creano posti di lavoro»; e se la situazione economica continuasse a degenerare, l’opposizione avrebbe buon gioco a bollare la linea Zapatero come un diversivo dai problemi reali, che avrà come solo effetto di spaccare ulteriormente in due il Paese.

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