
Quattro mesi dopo la sua elezione, Leone XIV sta dimostando uno stile di governo personale senza però troppe rotture con il pontificato di Francesco. Lo si è visto due giorni fa nel videomessaggio inviato alla presentazione della candidatura del progetto “Gesti dell’accoglienza”, di Lampedusa, a patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Prevost ha ringraziato quanti si adoperano sull'isola siciliana per l'accoglienza a "persone sopravvissute nel loro viaggio disperato di speranza" e ha lodato questo luogo perché riesce a puntare i vari sui "provvedimenti ingiusti" contro i migranti. Toni e contenuti che rievocano il magistero del suo predecessore. Non solo: Leone XIV ha anche detto che il saluto fatto via video vorrebbe farlo "presto in presenza, di persona". Parole che sembrano annunciare una prossima visita a Lampedusa proprio sulle orme di Bergoglio che qui fece il suo primo viaggio da Papa. Nonostante questa continuità, il Pontefice statunitense non disdegna di mettere ordine su alcuni dossier che Francesco aveva affrontato con più disinvoltura, a volte generando anche confusione.
Da Greta alla Pachamama
Bergoglio è stato un Papa "ambientalista" che verrà ricordato per la sua enciclica "Laudato si'" pubblicata dieci anni fa e per i suoi numerosi interventi sul cambiamento climatico e per le intemerate contro i cosiddetti negazionisti climatici che in una circostanza definì "folli". Nel 2019 Francesco incontrò a San Pietro e ringraziò per il suo attivismo anche la leader del movimento FridaysForFuture, quella Greta Thunberg oggi impegnata sulla Flotilla per Gaza. Questo impegno del creato sfociò nel suo pontificato con l'accoglienza al Sinodo sull'Amazzonia alle statuette della Pachamama, una divinità che in lingua quechua significa "Madre terra" e venerata dagli Inca e da altri popoli andini. Quelle statuette furono protagoniste di una discussa cerimonia tenutasi il 4 ottobre 2019 ai Giardini Vaticani alla presenza del Papa stesso e considerata da molti come un atto di adorazione idolatrica.
I moniti di Leone
Leone XIV, che può vantare una lunga esperienza in Perù e conosce l'esistenza dei riti delle popolazioni indigene e il rischio di sincretismo quando si parla di amore per la Madre Terra, ha deciso di non lasciare più spazio ad alcuna ambiguità quando si parla di ecologia. I problemi legati alla Pachamama devono essergli noti e lo scorso 18 agosto, in un telegramma inviato proprio ai vescovo della conferenza episcopale dell'Amazzonia, Prevost ha sgombrato il campo da ogni dubbio ricordando che “è essenziale che Gesù Cristo, nel quale tutte le cose si ricapitolano, sia annunciato con chiarezza e immensa carità tra gli abitanti dell’Amazzonia.” L'amore per il creato va collocato in un recinto ben preciso, secondo il nuovo Papa che in quel telegramma ha spiegato come esista "il dovere di prenderci cura della ‘casa’ che Dio Padre ci ha affidato come amministratori premurosi, affinché nessuno distrugga irresponsabilmente i beni naturali che parlano della bontà e della bellezza del Creatore, né, tanto meno, si sottometta ad essi come schiavo o adoratore della natura". Il messaggio, inviato proprio ai vescovi dell'Amazzonia protagonista di quel discusso Sinodo del 2019, è piuttosto chiaro. Ma Prevost deve avere proprio a cuore questo tema e venerdì, incontrando i vescovi di nuova nomina e rispondendo alle loro domande vertenti anche sulle crisi ambientali, il Papa è stato chiaro ed ha "incoraggiato a promuovere il tema nella pastorale, e ha aggiunto che su questo importante fronte 'la Chiesa sarà presente', senza però che a questo si mischino altre tematiche che sono contrarie all’antropologia cristiana".
Un ritorno all'ecologia umana di cui amava parlare Benedetto XVI. Sembra di capire che con Leone XIV sul soglio di Pietro sarà difficile rivedere le cerimonie con la Pachamama nei Giardini Vaticani.