"Da Tridico soltanto sòle. Ai precari ho pensato io"

Il presidente calabrese: "Con loro la Di Cesare, con noi una madre coraggio"

"Da Tridico soltanto sòle. Ai precari ho pensato io"
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In Calabria c’è fermento. Le elezioni sono vicine, il 5 e 6 ottobre i calabresi saranno chiamati alle urne. In anticipo. Roberto Occhiuto ha deciso di dimettersi dopo un’indagine che lo ha coinvolto. Una provocazione? C’è lo dirà lui, perché abbiamo preso un volo da Roma con destinazione Lamezia Terme per intervistarlo. Sullo stesso volo anche Nicola Fratoianni, in Calabria per presentare le liste che tanto hanno fatto discutere. Arriveremo anche a quello. Roberto Occhiuto è in forma e, soprattutto, carico. Nonostante le quattro ore di sonno. È sicuro di vincere la sfida elettorale. Gli stringiamo la mano e partiamo subito con una domanda a bruciapelo! Quante sono le province della sua regione? “Cinque! Anzi, me li lasci dire: Reggio Calabria, Vibo Valenzia, Catanzaro, Cosenza e Crotone.”

Occhiuto è preparato. Pasquale Tridico no, almeno sulle provincie della Calabria. Per lui sono tre e, in questi giorni, ha sbagliato pure il nome di una città. ”Bagnaro”, anziché Bagnara.
“Guardi, non mi piace parlare degli altri e sa perché? Perché quando parlano gli altri mi fanno un grande favore.”

Pasquale Tridico ha promesso il reddito di dignità. È un modo per comprare il voto dei calabresi?
“I calabresi hanno capito che è una sola! Ha promesso una cosa che non si può fare, mancano le risorse. Lui lo vorrebbe fare con il fondo sociale europeo, ma non può. Ha copiato un’idea della Puglia: tirocini di qualche mese che creerebbero altro precariato. Io di quei precari ne ho ereditati 4mila dai governi precedenti e li ho stabilizzati quasi tutti. Ho dato il lavoro, che è molto meglio!”

Lei qui in Calabria è riuscito a fare un miracolo: ricompattare il campo largo.
“Io lo definisco un campo larghissimo (12 liste), ma vedrà che in termini elettorali sarà un campo molto ristretto. L’unico collante che hanno è l’avversione nei miei confronti.”

Hanno chiamato pure i rinforzi candidando la professoressa Donatella Di Cesare, nota per le sue posizioni morbide con la Russia di Putin e, soprattutto, per le sue uscite pubbliche pro Brigate Rosse. È una candidatura che la preoccupa?
“Non credo entrerà nemmeno in Consiglio regionale all’opposizione. I calabresi sceglieranno candidati che conoscono il territorio. È legittimo avere nelle liste candidature simboliche, io ho scelto di avere una molto più simbolica: quella di una madre coraggio. Ha denunciato 12 ragazzi che per 2 anni hanno stuprato la figlia. Rappresenta la Calabria che resiste, che denuncia, che non si arrende. Tutto quello che non rappresenta la Di Cesare.”

Lei si è dimesso dopo un’indagine che l’ha coinvolta. È stata una provocazione?
“Nessuno dovrebbe dimettersi per un avviso di garanzia. Non si può usare la giustizia per attaccare qualcuno. Non volevo sembrare un presidente azzoppato e lasciare la regione in uno stato di immobilismo.



Elly Schlein è stata in Calabria e ha parlato di una sanità devastata…
“Non hanno fatto nulla per 12 anni mandando commissari inutili e hanno il coraggio di parlare? Non è facile gestire la sanità in tutta Italia, figuriamoci in Calabria. Ce la stiamo mettendo tutta. ”

Che voto da al governo Meloni?
“Nove!” - e al suo? - “otto.”

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