Aziende e banche, la Francia ora rischia

Dopo la bocciatura di Fitch il denaro per Parigi diventa più costoso. L'ombra dazi

Aziende e banche, la Francia ora rischia
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Fitch ha certificato, in ritardo, che la Francia non merita più di stare nel club della doppia A. L'agenzia ha, dunque, tagliato il rating del Paese ad A+ da AA- con outlook stabile stimando che il debito continuerà ad aumentare raggiungendo il 121% del pil nel 2027 dal 113,2% del 2024.

La Francia prevede un deficit pubblico del 5,4% del Pil nel 2025, ben al di sopra del limite del 3% stabilito dalle norme di bilancio europee, e il suo debito supera i 3,3 trilioni di euro, ovvero quasi il 114% del Pil. Per Fitch, il "crescente indebitamente limita la capacità di rispondere a nuovi shock senza un ulteriore deterioramento delle finanze pubbliche". Dalle elezioni del 2024, i francesi hanno avuto tre governi diversi e per Fitch "questa instabilità rende improbabile che il deficit possa scendere sotto il 3% del pil entro il 2029".

Secondo Daniel Baal, presidente della Federazione bancaria francese, il declassamento del rating sovrano del Paese è, appunto, "una responsabilità politica" e potrebbe comportare un aumento del costo del debito francese, sebbene la situazione sia già ampiamente scontata dai mercati, così come il costo del rifinanziamento per le banche. Ma per i privati e le imprese, "mi aspetto che nei prossimi mesi il livello dei tassi rimarrà più o meno stabile", ha aggiunto. Vedremo. Di certo, gli occhi restano puntati sullo spread e sugli OaT, i titoli di stato francesi. Le banche più a rischio, in caso di un ulteriore peggioramento delle condizioni del debito francese, sono quelle che hanno una maggiore esposizione domestica e meno diversificazione internazionale, come Société Générale, Crédit Agricole, e il gruppo Bpce (nato dalla fusione delle reti Banque Populaire e Caisse d'Épargne) che controlla anche Natixis. Bnp Paribas, pur essendo grande, ha una base più internazionale, il che può mitigare in parte il rischio. Secondo i dati più recenti, alla fine del 2023 le banche francesi detenevano all'incirca il 7,7% del debito pubblico.

Quanto alle industrie, le società non finanziarie (SNF) francesi hanno un indebitamento lordo pari a circa il 75-80% del Pil, al di sopra della media della zona euro. Se i rendimenti degli Oat aumentano, il costo del finanziamento per le aziende sale, soprattutto se prendono a prestito a tassi variabili o devono rifinanziarsi. Non un buon segnale in attesa di conoscere l'impatto dei dazi sul Pil.

Può aumentare anche il costo del debito pubblico, riducendo la capacità del governo di sostenere settori strategici con incentivi e sovvenzioni. Occhio, intanto, all'agenda del rating: il 19 settembre si esprimerà Dbrs, il 26 settembre Scope, il 24 ottobre Moody's e il 28 novembre S&P Global che potrebbero complicare le cose per Emmanuel Macron.

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