Roma «A questa mostra manca il ritratto di san Silvio da Arcore, che ha fatto sì che lItalia non sia in mano a certi signori della sinistra che hanno poco a che fare con la religione...». È passata poco più di unora dallannuncio della decisione della Consulta sul Lodo Alfano, e Silvio Berlusconi, alla sua prima uscita pubblica, scherza, sorridente, a fianco del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, mentre passa in rassegna più di ottanta opere di grandi maestri, da van Eyck a Mantegna, da Tiziano a Caravaggio, che compongono la straordinaria mostra intitolata Il Potere e la Grazia. Le tensioni della giornata politica sembrano rimaste fuori dai saloni di palazzo Venezia.
Lappuntamento, programmato da tempo, suggella una volta di più la collaborazione tra Italia e Santa Sede, e attesta i buoni rapporti tra le due sponde del Tevere dopo le polemiche degli ultimi mesi. Il premier non ha preparato un testo scritto. Prendendo il microfono ricorda ciò che la dimostra questa raccolta di opere: «Una cosa ineludibile: le radici cristiane dellEuropa, che abbiamo fatto di tutto perché fossero inserite nella Costituzione europea, ma qualche laicone ce lo ha impedito». Poi Berlusconi cita Benedetto Croce e il suo «non possiamo non dirci cristiani», per concludere con la battuta sulla «grave lacuna» del ritratto mancante dedicato a «san Silvio», scusandosi subito dopo con Bertone per essere stato «un po sbarazzino».
Prendendo la parola dopo il taglio del nastro, Bertone porta «il saluto del Santo Padre», quindi osserva che «in questo nostro tempo ci si preoccupa molto, soprattutto in Occidente, della qualità della vita» garantita «dalle sicurezze materiali e dagli strumenti sofisticatamente avanzati», e non ci interroga, invece su «come realizzare una vita di qualità; unesistenza capace di proteggere, educare, irrobustire, coltivare lessere umano nelle sue capacità più nobili».
Il cardinale spiega che «la mostra offre unimmagine delle qualità che rendono grande lessere umano. In ogni secolo e in mezzo a ogni popolo il Vangelo ha suscitato gente buona, limpida, coraggiosa. Gente che prega, che studia, che lavora», gente che «consacra alla famiglia le migliori energie, che dedica tempo e cuore per aiutare il prossimo di qualunque fede esso sia». Poi il Segretario di Stato osserva come non sia affatto detto «che al bene dellumanità, allavvento del Regno dei cieli, sia servito di più un profeta rispetto a un buon falegname o a un onesto professionista», perché «ogni attività umana ha la sua grazia». Bertone cita lemergenza educativa e lesigenza di edificare «vite umane di qualità», oggi che «gli occhi dei giovani sono spesso catturati da immagini virtuali e il loro udito è attutito da congegni assordanti, perché non ascoltino e non guardino dentro se stessi». Infine, il segretario di Stato spiega che «migliorare le condizioni sociali e difendere la democrazia è importante; costruire la pace e lunità di etnie e culture e religioni diverse è senzaltro impresa necessaria e nobilissima», ma per raggiungere questi obiettivi e «per aiutare i nostri contemporanei a costruire vite cariche di senso non bastano politiche intelligenti e diplomazie efficaci: occorrono onesti cittadini e buoni cristiani, come diceva don Bosco».
Al termine dellappuntamento ufficiale, il premier e il segretario di Stato hanno anche avuto il tempo per un colloquio a quattrocchi durato circa un quarto dora. Allinaugurazione erano presenti i ministri Tremonti e Ronchi, il sottosegretario Gianni Letta, il presidente della Regione Lazio Marrazzo. Nutritissima anche la delegazione ecclesiastica: a fianco di Bertone cerano il presidente della Cei Angelo Bagnasco, larcivescovo uscente di Udine e altri porporati. La mostra sui santi patroni dEuropa resterà aperta da oggi al 10 gennaio: è un percorso attraverso duemila anni di storia del cristianesimo che sintrecciano e concorrono a scrivere la storia dellOccidente.
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