Cronache

Chiesa, il «pivello» di Mignanego

Con la miseria di cinque giornate da disputare, vedere che Enrico Chiesa, un tipo da 138 reti in Serie A, secondo miglior cannoniere in attività dopo Francesco Totti, abbia ancora uno zero alla voce gol segnati suona strano. Sarà l'età che avanza - il prossimo 29 dicembre compirà 37 anni -, saranno le incomprensioni tecnico-tattiche con mister Beretta, sarà l'abitudine alla panchina. Fatto sta che, al suo quarto anno a Siena, il più forte calciatore ligure di tutti i tempi - che di gol ne ha sempre fatti a caterve - sta attraversando una delle annate più nefaste della sua lunga carriera.
Troppo spesso immusonito e avvezzo controvoglia a subentrare a gara in corso, sembra trascorsa una vita intera da quella magica stagione da Re Mida blucerchiato, in cui quel bravo centravanti di Mignanego, cresciuto nel Pontedecimo e reduce da due buone annate a Modena (Serie B) e Cremonese (Serie A), esplose letteralmente, consacrandosi campione, agli ordini di Sven-Göran Eriksson e al fianco di Roberto Mancini. Correva l'anno 1995-96 ed Enrico Chiesa, classe 1970, non era più un ragazzino. Mancavano poco più di tre settimane al suo venticinquesimo compleanno quando, il 3 dicembre '95, al «San Nicola» di Bari, segnò la sua prima tripletta in maglia doriana. Era la dodicesima giornata. Fino ad allora, il numero 20 genovese era rimasto a secco, ma da quel pomeriggio non si fermò più. Di lì alla fine, entrò infatti nel tabellino dei marcatori in altre 19 occasioni, tanto che, in totale, i centri furono 22 in 27 partite: una media-gol spaventosa. Destro, sinistro, di testa, al volo, da fuori area, di rapina, di classe: il fornitissimo repertorio dell’attaccante blucerchiato parlava chiaro. Era nata una stella nel firmamento del calcio italiano che attirò su di sé le attenzioni di molti, in particolare quelle del Parma dei Tanzi. Dopo quell'unico strepitoso campionato, Chiesa partì subito alla volta della città di Maria Luigia in cambio di parecchi miliardi di lire. Ancora oggi però, i suoi 22 gol e soprattutto le memorabili doppiette rifilate a Juve, Inter e Milan - tris di esaltanti vittorie - restano magie, prodezze indelebili negli occhi e nei cuori dei sampdoriani che quel «pivello» di Mignanego lo avevano visto esordire in A, appena maggiorenne, il 16 aprile '89 (Roma-Samp 1-0) e gonfiare per la prima volta la rete nel 3-1 sull'Ancona del 7 febbraio '93. Oggi al «Franchi» di Siena, l'Enrico Chiesa quasi 37enne rischiano invece di trovarselo in campo da avversario per l'ultima volta.

Anche perché - come insegnano Elio e le Storie Tese - «il viale del tramonto si percorre a piedi nudi».

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