Alessia Marani
«A Roma ciò che sembra impossibile diviene reale». Il sindaco dei «miracoli» dopo l’apparizione lampo dell’altra sera sulla tv araba Al Jazeera, ieri pomeriggio ha riunito in Campidoglio alcune delle autorità religiose più importanti nella Capitale, cattolica, islamica e israelitica. L’occasione? Presentare la nuova uscita - prevista per gennaio 2007 - della rivista interreligiosa «Conoscersi e convivere». Approfittarne per ribadire come «nessuno possa appropriarsi del nome di Dio per alzare la mano contro altri uomini», per affermare che «l’unica strada davvero percorribile non è la separazione, il conflitto, ma il confronto, il dialogo». Veltroni l’«ecumenico» affonda: «Roma è la città della mediazione». Poi porge la sua mano e una sopra l’altra, come giocatori di uno stesso team, l’appoggiano e la stringono l’imam della moschea di Roma, Sami Salem, il rabbino capo, Riccardo Di Segni, il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, cardinale Paul Poupard, Adbellah Redouane, segretario del centro islamico culturale d’Italia, Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio e Leone Paserman, presidente della comunità ebraica romana. Una stretta di mano che non cancella, però, i problemi logistici e strutturali di una città come Roma che appare come impreparata ad affrontare una minaccia terroristica sempre più pressante. «Nell’intera area romana - spiega Domenico Pianese, del Coisp, il Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia - l’organico della polizia di Stato può contare su 6.700 operatori a fronte di una necessità di 8.000 uomini. Mancano all’appello 1.300 unità. A questo si aggiunge la carenza di commissariati (in tutta la Provincia se ne contano 49) soprattutto nelle zone periferiche. Non meno difficile la situazione del parco automezzi, ridotto negli ultimi anni del 20 per cento e che vede le volanti in circolazione oramai logorate da percorrenze chilometriche elevatissime».
«Presidiare tutti gli obiettivi sensibili - continua il segretario del sindacato - come spesso già accaduto, vuol dire far lavorare gratis il personale dal momento che non ci sono i soldi per pagare il lavoro straordinario». Al commissariato Viminale, competente su tutto il centro storico e quindi su gran parte degli obiettivi sensibili, «il personale - rileva - è stato ridotto negli ultimi anni da 170 a 120 unità, tanto da dover chiudere i distaccamenti di zone a rischio come Piazza dei Cinquecento e la stazione Termini. In quella fermata della metro infatti oggi non esiste più un presidio di polizia con tutto quello che ne consegue». L’ultima circolare del Viminale, inoltrata comunque alle prefetture di tutt’Italia, impone controlli capillari ai luoghi di culto cristiano in genere. Pattugliamenti «insistenti» di fronte a obbiettivi definiti «sensibili». A cui dovrebbero contribuire, ad esempio, anche i vigili urbani. «Ma con quali strumenti?», domanda il segretario del Sulpm Alessandro Marchetti. «Al prefetto Serra - dice - chiediamo di intervenire presso il sindaco perché si decida finalmente ad armare la municipale, spesso mandata in trincea». Oggi riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per fare il punto sui piani anti-terrorismo. «Piani di sicurezza già pronti - fanno sapere da via IV Novembre -. Si tratta di rimetterci a tavolino per “rispolverarli” per fare fronte alle nuove minacce». Il timore è che ci si trovi di fronte a casi come quello di Don Andrea Santoro, ucciso da un fanatico a Trebisonda, in Turchia.
(Ha collaborato Michela Giachetta)
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