Tentano di dare una regolata a Chinatown. Ma in cambio ricevono riconferme dellillegalità. Accade da giugno, da quando la Regione Lombardia ha offerto ai commercianti cinesi lopportunità di utilizzare lex area Alfa di Arese. Delocalizzazione per trecento grossisti nellex fabbrica dove, nel 1980, lavoravano qualcosa come 18.500 tute blu. Ma la richiesta della Regione di poter disporre di «dati precisi e attendibili» sulle attività di quelli di Chinatown sono rimaste lettera morta.
Centottanta giorni dopo ancora non ci sono le condizioni di «chiarezza e trasparenza, essenziali per proseguire nelle trattative e poter formalizzare una decisione al riguardo». Ma, attenzione, Regione Lombardia riconferma la «propria disponibilità a verificare lutilizzo dellarea ex Alfa di Arese per ospitare le attività dei grossisti cinesi».
Garanzia che lamministrazione Formigoni risottoscrive nonostante le schede del censimento - compilate dagli stessi commercianti cinesi - siano incomplete quando addirittura «non verosimili». Sfogliando le 311 schede finora consegnate si scopre, infatti, che «solo 102 commercianti risultano grossisti iscritti alla Camera di Commercio» e che «trentatré matrici sono state compilate non da grossisti bensì da dettaglianti e 177 da commercianti non identificabili».
Esito di un censimento che lenisce le «giuste preoccupazioni» dei sindaci della zona di Arese «per limpatto che unoperazione di questo genere potrebbe avere sullintera area, se ad esempio non fossero rispettate alcune precise indicazioni come il fatto che la delocalizzazione della attività deve riguardare esclusivamente solo quelle allingrosso».
Valutazioni regionali post-verifica delle schede che spinge pure lamministrazione comunale a intervenire presso il console cinese: «È necessario al più presto che la comunità cinese proceda alla consegna dei moduli compilati con le informazioni richieste sulle attività commerciali in modo da poter concordare il trasferimento, sentiti i comuni dellhinterland» annota il vicesindaco milanese Riccardo De Corato. Altri ritardi, continua De Corato, «sono inaccettabili: i rappresentanti della comunità cinese diano segnali chiari».
Chiamata allordine anche perché Palazzo Marino in tempi brevi vuol fare partire la zona a traffico limitato nel quartiere di Paolo Sarpi, come peraltro già deliberato dallo scorso aprile. Evidente che la Ztl impedirebbe di fatto il traffico di carico e scarico e renderebbe impossibile lattività dei grossisti cinesi. Ma dal consolato non arriva alcuna pronta risposta: «Stiamo collaborando con Regione e con Comune. Il discorso va avanti. Restano però alcuni problemi tecnici e dettagliati».
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