Chinatown misteriosa La vera emergenza sono i nuovi clandestini

Chiara Campo

Premessa: «Parlare di emergenza criminalità è sbagliato, esiste casomai un problema di convivenza con la comunità cinese. Ma è più gestibile di tante altre etnie e di fronte a casi gravi non è mai mancata la collaborazione». Il questore di Milano Paolo Scarpis sottolinea anche che «non si è mai visto un caso di occupazione abusiva di case da parte di cinesi, e i milanesi che oggi si lamentano per la concentrazione a Chinatown, anni fa hanno venduto, e a caro prezzo, appartamenti e negozi agli immigrati orientali». Ma esiste, ammette il questore, «una nuova leva di clandestini, che si sono introdotti negli ultimi anni, e danno fastidio agli stessi cinesi di vecchia generazione, quelli che si sono integrati nella città». È grazie all’aiuto di questi ultimi che una squadra speciale di agenti, incaricata solo delle indagini sulla comunità cinese, che la polizia riesce a venire a capo degli autori di omicidi - «gli episodi violenti, anche gravi, avvengono sempre contro la stessa comunità», precisa Scarpis - o traffici illeciti. Ma più che di atti criminali, ci tiene a precisare il questore, i cinesi sono autori di illegalità, dalla trasgressione alle regole di igiene a quelle commerciali, antincendio, o all’occupazione di marciapiedi, e «ciascuno, pertanto, deve fare la sua parte». Monito che il questore ha lanciato nel corso del convegno «Cinesi a Milano: integrazione e legalità» organizzato a Palazzo marino dall’assessorato comunale alla Sicurezza. Anche l’onorevole di Forza Italia e presidente della Commissione parlamentare Schengen-Europol-Immigrazione, Alberto Di Luca, ammette che la convivenza «è diventata negli ultimi anni più difficile per l’ingresso di clandestini cinesi che vanno contro gli stessi connazionali integrati» e si dice «sorpreso» quando viene a sapere che in 4 anni in città una comunità di circa 12mila persone «ha denunciato solo 35 decessi, e in quasi tutti i casi si trattava di morte per incidente d’auto, per cui sono intervenute le forse dell’ordine». Lo stupore diventa allarme, riferisce l’onorevole, «di fronte al ritrovamento un sacco che conteneva feti, come è avvenuto recentemente in zona Sarpi nel corso di un controllo di routine nel negozio di un parrucchiere, e addirittura di pezzi di un cadavere umano nel frigorifero di un’abitazione».
L’assessore alla Sicurezza Guido Manca insiste sul «coinvolgimento della comunità cinese, ed è quello che sta facendo il Settore sicurezza in collaborazione con associazioni, istituti di ricerca, università, istituti ospedalieri e altri soggetti istituzionali attraverso un progetto di integrazione proposto dal consiglio comunale e già finanziato dalla giunta». Ammette che «recentemente i problemi derivanti dalla non integrazione si sono fatti più acuti, specie dopo le ultime ondate immigratorie che hanno catapultato in città migliaia di giovani cinesi in buona parte violenti e aggressivi». Negli ultimi due anni «si è cercato di far uscire la comunità dal suo isolamento attraverso ricerche, campagne di informazione, accompagnamenti e colloqui diretti, in modo che rispettino le leggi e utilizzino i servizi offerti e non si inventino strutture parallele». Manca denuncia infatti la creazione di servizi paralleli illegali, «dalle cliniche mediche a banche, negozi di barbieri e laboratori abusivi dove lavorano 12-14 ore al giorno». E cittadini protestano per comportamenti poco poco rispettosi.

Il console generale della Repubblica popolare cinese, Ming Junfu garantisce che farà il possibile «per convincere i connazionali ad aprirsi di più e conoscere meglio usi, costumi e leggi italiane». Il presidente della Commissione comunale Sicurezza, Stefano Di Martino, sostiene che «bisogna dialogare con il quartiere e dare la possibilità ai cinesi di conoscere e utilizzare i nostri servizi».

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