È di nuovo rissa a Chinatown. Parole per ora, ma è sintomo di un clima per nulla rasserenato. Ieri ennesimo ricordino a colpi di spray sui muri di Sarpi e dintorni, opera dei centri sociali. Bersaglio dei disobbedienti, stavolta, il leghista Matteo Salvini, presidente della Commissione comunale sulla Sicurezza, in prima linea per la difesa della milanesità nella zona in cui ormai è stato trapiantato un pezzo di Repubblica Popolare. Offese, avvertimenti, minacce. Escalation di violenza promessa a mezzo di vernice rossa, guarda un po, in piazza Gramsci. «Salvini attento», «Salvini pirla è ora di finirla. Lega ocio», e ancora «Lega merda, Milano è antirazzista», giusto per dare lidea. La firma della sinistra antagonista. Lui, diretto interessato, «paladino» dei milanesi attaccati con le unghie al quartiere che oggi parla mandarino, reagisce scegliendo la linea della concretezza. «Replicheremo agli insulti coi fatti - fa sapere Salvini -. Cioè niente commercio allingrosso, controlli ancor più severi, pedonalizzazione completa. Stanno per scadere i 20 giorni dedicati al dialogo.
Domani (oggi, ndr) affrontiamo la questione in un nuovo vertice con il sindaco». Quindi la stoccata finale: «A chi blatera di razzismo e meticciato e intanto vive alle spalle di papà, dico una cosa sola: non fate paura a nessuno, andremo avanti sulla strada della legalità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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