Chinatown, sfuma il trasloco ad Arese E adesso si tratta su via Dei Missaglia

L’area sarebbe più economica e comoda per i grossisti

La Regione Lombardia ai grossisti di Chinatown aveva offerto l’opportunità di utilizzare l’ex area Alfa di Arese. Delocalizzazione per trecento commercianti: location di settantamila metri quadrati, pronta chiavi in mano a poco più di mille euro al metro. Ipotesi che è però sfumata: infatti, non ci sono le condizioni essenziali per proseguire nella trattativa e per formalizzare la decisione. Gli uffici del Pirellone gettano la spugna dopo duecentoquaranta giorni di trattativa: inutile, dicono, tentare di dare una regolata a Chinatown perché in cambio abbiamo ricevuto solo riconferme dell’illegalità. Come dire: impossibile pensare a un trasferimento dei grossisti se questi non vogliono offrire dati certi, quantificazione esatta dell’attività commerciale svolta.
Il problema torna dunque a Palazzo Marino, dove l’assessore all’Urbanistica e allo Sviluppo del territorio sta lavorando per «identificare un’area sul territorio di Milano». Carlo Masseroli lavora in silenzio, «ufficializzeremo la notizia solo dopo le opportune verifiche e, evidentemente, anche per non sollevare possibili e inutili preoccupazioni nei cittadini». Facile intuire che la soluzione non è, quindi, diciamo, proprio «in dirittura d’arrivo» come confermano dalla comunità cinese. Che sta vagliando, secondo indiscrezioni, una possibile ipotesi in zona Sud Milano, e precisamente in via Dei Missaglia: area di trentamila metri quadrati e collegata ad altre aree edificabili. L’alternativa sarebbe in zona Forlanini, dalle parti dell’aeroporto di Linate. In entrambi i casi, osservano da Chinatown, si tratta di aree «che costano meno rispetto a quella di Arese» e che, mappa di Milano alla mano, sono limitrofe alle tangenziali, ovvero consentono ai grossisti di avere una facile accessibilità su gomma per tutte le destinazioni italiane.
Dettaglio, quest’ultimo, che è il vero e annoso problema della Chinatown meneghina: il viavai di furgoni e mezzi carichi di merci che intralciano il traffico sia automobilistico che pedonale. E Palazzo Marino, su questo fronte, starebbe per far partire la Ztl - zona a traffico limitato - in Sarpi, «decisione assunta dalla giunta Moratti lo scorso 5 aprile», ricorda il vicesindaco Riccardo De Corato. Che, garantisce, «si farà» nonostante «il niet espresso da molti commercianti italiani che operano a Chinatown». Pedonalizzazione che, tra l’altro, consentirebbe un incremento del valore degli immobili oggi in picchiata.


Non è impensabile supporre che il via libera alla Ztl sia contemporaneo al trasloco dei grossisti cinesi, «trecento attività e non trecento scatoloni» ironizza De Corato, mentre l’assessore alle Attività produttive Tiziana Maiolo chiosa un particolare fondamentale per il «sì» dell’amministrazione comunale al trasloco: «I grossisti cinesi devono rispettare le regole della convivenza civile che è conditio indispensabile per avere gli stessi diritti e doveri dei milanesi». E, aggiunge, l’esponente di Forza Italia, «Milano non dovrebbe creare enclave, piuttosto promuovere integrazione».

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