Chirivì saluta i comandi di zona Il comandante dei ghisa lascia

Venerdì la festa con il sindaco Albertini in via Beccaria. Gli succederà il suo vice Bezzon

Chiara Campo

Dopo otto anni e mezzo, il comandante dei vigili Antonio Chirivì va in pensione. Ieri mattina ha terminato il giro dei saluti iniziato qualche settimana fa nei comandi di zona, che ha voluto ringraziare uno a uno. E venerdì prossimo il Comune ha organizzato per lui un ricevimento nel cortile d’onore di piazza Beccaria, a cui parteciperà anche il sindaco Gabriele Albertini. In quell’occasione, avverrà il cambio della «guardia»: il comandante passerà il testimone al suo attuale numero due, Emiliano Bezzon. Il sindacalista del Csa Roberto Miglio assicura che Chirivì «è stato il comandante più contestato nella storia dei ghisa, non lo rimpiangeremo». Ma va detto che dal ’97 a oggi, l’ex generale dell’Arma scelto personalmente da Albertini per «mettere in riga» un esercito di 3.300 ghisa, si è preoccupato prima di tutto di garantire il rigore dei suoi uomini e il servizio alla città, anche a costo di attirarsi polemiche o antipatie.
La linea dura che lo ha contraddistinto lo aveva portato nel ’98 a lanciare ai vigili il famoso imperativo «stiamo in strada, non al bar». Nel 2000 se la prendeva con «un’estrema minoranza dei ghisa» ma che confessava di «non poter tollerare, operativamente e mentalmente assenti». Nel 2001 strigliava ancora gli ufficiali: «Evidentemente non tutti sono convinti che l’immagine ha la sua importanza, e che la sciatteria provoca negativi commenti sull’intera istituzione». Seguiva un elenco degli affronti al bon-ton, dai «capelli lunghi» alle «barbe incolte» ai «pantaloni non stirati». Lo stesso anno aveva tuonato: «I ghisa non fanno multe».

E via al tanto criticato regime della tolleranza zero. Che però ha prodotto, negli anni, un calo del 30 per cento delle contravvenzioni, e avverato in parte il sogno che gli automobilisti milanesi possano essere più disciplinati. Merito del comandante «generale» Chirivì.

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