Provati ma liberi e soprattutto combattivi. Come lasciano chiaramente intendere le prime parole di Marco Garatti subito dopo il rilascio. «Il mio obbiettivo ora è quello di dimostrare la nitidezza del ruolo di Emergency». Il chirurgo in una conferenza stampa tenuta a Kabul si mostra deciso: «Le due volte che ho visto in carcere lambasciatore italiano Claudio Glaentzer lho rassicurato sul fatto che stavo bene e che non mi sarei suicidato, perché avevo tre obiettivi urgenti da perseguire - ha spiegato -: il primo era di poter uscire per ricongiungermi con mia moglie (Susanna Haanpaa); poi di dimostrare la nitidezza del ruolo di Emergency e da ultimo di tornare a fare lo stesso lavoro che ho sempre fatto».
Per Matteo Pagani, uno dei tre cooperanti di Emergency rilasciati dalla polizia afghana, parla il padre Massimo. «Sta cominciando adesso a capire cosa è successo: poi ha dovuto interrompere la telefonata perché doveva restituire il telefono allambasciatore e perché gli avevano offerto un bicchiere di champagne», ha detto luomo ai microfoni di Sky. «Matteo, ha aggiunto il padre, è convinto che siano passati nove giorni, e non otto, dal momento dellarresto: «Papà li ho contati bene, sono nove», ha detto il più giovane dei tre operatori di Emergency.
«Siamo felicissimi, ma adesso non vediamo lora di riabbracciarlo. Il ministro Frattini ci aveva già telefonato a metà mattinata, dicendo che li avrebbero liberati, ma che, per la delicatezza della fase, bisognava ancora attendere un poco», le prime parole di Nicoletta DellAira, sorella di Matteo, il terzo volontario arrestato.
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