«Chiudiamo con gli errori e liberiamoci della sinistra»

«Se non puoi staccare l’avversario in salita, devi vincere in volata. E così faremo». Si presenta così il senatore Pdl Enzo Ghigo, l’uomo che ha sulle spalle il peso della campagna elettorale in Piemonte. Nei sondaggi il candidato di Pdl e Carroccio, il leghista Roberto Cota, se la batte punto su punto con la governatrice uscente del Pd, Mercedes Bresso. Ma nella regione decisiva anche per le sorti degli equilibri interni alla prossima Conferenza Stato-Regioni («Senza la maggioranza il centrosinistra bloccherebbe le riforme federaliste del governo», dice Ghigo al Giornale), il vento di Roma pasticciona rischia compromettere tutto. A un passo dal traguardo.
Non è così, senatore?
«È naturale che il disagio degli elettori Pdl per quello che sta succedendo nei tribunali amministrativi del Lazio ha delle ripercussioni anche in Piemonte».
Che ne pensa del pasticcio delle liste?
«È stato un errore, ma io sono abituato a fare squadra. E dunque, a prescindere da quello che sarà il giudizio del Consiglio di Stato, lasciamo perdere ogni considerazione».
Parliamo dei problemi del Piemonte...
«Non abbiamo mai smesso di farlo».
Chiambretti al Giornale ha detto che Torino è in saldo, un po’ triste...
«Ma è normale. È colpa della sinistra se la città si è seduta. A furia di dar retta ai no Tav e ai centri sociali, la cultura sclerotizzata di un certo tipo di borghesia ha smesso di pensare alle scelte strategiche. Si è discusso per anni se fare o meno l’Alta velocità. Questa è Torino, persa in sterili polemiche. Ma le pare? Hanno fallito su tutto: dall’industria all’amministrazione pubblica. Per anni hanno vissuto di rendita sul potere delle banche, delle università e della Fiat. Ora siamo a una svolta. Se scelgono ancora il centrosinistra saranno candidati ad altri 5 anni di depressione».
È sempre stato così?
«Guardi, per una volta mi prendo qualche merito. L’unico raggio di luce per Torino sono stati i 10 anni del governo di centrodestra in Regione».
Anche la Fiat è in difficoltà
«L’accordo con la Chrysler consentirà di produrre qualche auto in meno, ma lascia a Torino la partnership mondiale dell’automotive, della creatività, dello stile italiano. È una nuova possibilità...».
Che la Bresso non ha colto?
«Pensi cosa avrebbe fatto e cosa farebbe il centrosinistra con questa crisi. Noi l’abbiamo affrontata con delle risposte vere e senza chiedere una lira di tasse in più, garantendo gli oneri sociali come la cassa integrazione. Loro avrebbero combinato guai seri...».
Lei è troppo severo.
«È la verità. La Bresso, che si sente una statista, ha dietro di sé una coalizione arcobaleno che è la riedizione della rissosa alleanza del governo Prodi».
Vincere e avere un governo «amico» è meglio che averlo ostile...
«È verissimo. Certe iniziative della Bresso, non ultimo il ricorso presentato sul decreto, non hanno nulla a che fare con gli interessi dei cittadini ma solo con le beghe politiche. Noi dobbiamo vincere anche per rendere sinergica l’azione di governo con la Regione e dare una mano a Berlusconi nella Conferenza Stato-Regioni».
C’è qualche problema nella coalizione?
«Assolutamente. Noi siamo e saremo fedeli a Roberto Cota. Anima e core...».


Scusi?
«Ha ragione (ride), diciamo allora con sabauda determinazione, come i bogianen (non muoverti, ndr), i soldati piemontesi nella battaglia dell’Assietta che di fronte alle palle dei cannoni francesi non facevano una piega. Ora però la lascio. Hanno appena messo la fiducia sul legittimo impedimento...».
felice.manti@ilgiornale.it

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