Chiuso l’ambulatorio per la cura dell’ansia all’ospedale Pertini

Il sindacato Fials protesta per la decisione adottata dal nuovo direttore generale della Asl RmB

Antonella Aldrighetti

Dovrebbe essere l’incremento dei servizi affidati alla cosiddetta medicina di prossimità l’asso nella manica dell’assessore Augusto Battaglia per risollevare le sorti della salute pubblica regionale. Dovrebbero essere gli ambulatori e quindi i presidi territoriali e non quelli ospedalieri, a fare la parte del leone per le esigenze più immediate dei cittadini. Almeno stando ai proclami dell’assessore che, a parole, vedrebbe bene il «modello Toscana» con l’assistenza ospedaliera limitata al 43 per cento e quella territoriale al 57.
Ma nei fatti le aspettative si concretizzano in tutt’altro progetto. Sì perché la sequela dei «dovrebbe» si sta manifestando con l’ennesima volontà di tagliare ogni servizio utile e necessario all’utenza: ne è un esempio l’ultima chiusura dell’ambulatorio per malati di ansia e depressione in funzione presso l’ospedale Pertini. L’unico sul territorio dell’Asl Roma B e che, a oggi, vanterebbe ben 200 pazienti ormai lasciati in balìa di se stessi.
Certo, l’escamotage per ovviare al disservizio ci sarebbe: i malati si potrebbero rivolgere ai Cim zonali - i centri d’igiene mentale - ma con una trafila di una sessantina di giorni prima di ottenere un qualsivoglia consulto. Incombenze alle quali già a gennaio scorso, l’ex manager Cosimo Speziale aveva ovviato dando il via all’iniziativa ambulatoriale promossa anche grazie all’Amad, l’associazione dei malati di ansia e depressione.
Ora però il nuovo direttore dell’azienda sanitaria, Flori De Grassi, ha pensato bene di liquidare, dall’oggi al domani, quella pregevole e produttiva iniziativa senza colpo ferire. Si fa per dire «senza colpo ferire» perché «quei 200 malcapitati, in maggioranza pazienti che soffrono di una sindrome psicologica a seguito di altre patologie invalidanti sono rimasti senza un punto di riferimento e soprattutto senza un supporto medico in grado di soddisfare le loro esigenze - precisa Anna Maria Piscone presidente dell’Amad -. Si sa invece che i Cim sono frequentati da persone con patologie diverse e si sa pure che i malati di ansia ormai saranno costretti a ricominciare il percorso terapico da capo con tutti i problemi che questo comporta per loro stessi e per la famiglia».
Ecco perché dinanzi alla struttura da qualche giorno vige una sorta di «stato d'assedio» di pazienti e familiari che chiedono alla De Grassi la revoca del provvedimento di chiusura. Ci riusciranno? «Intanto la Fials-Confsal ha reso noto agli interessati che potranno usufruire gratuitamente dell’ufficio vertenze qualora volessero procedere legalmente nei confronti dell’azienda sanitaria per la chiusura dell’ambulatorio - ribatte Gianni Romano, segretario regionale del sindacato di categoria - mentre per quanto attiene l’attività di competenza proporremo l’ennesimo ricorso alla magistratura per ottenere il rispetto delle norme contrattuali. Difatti da quando il governatore Piero Marrazzo ha insediato i nuovi manager alla guida delle Asl ci siamo trovati a contrastare numerose delibere e determinazioni apertamente contestabili. Se questa è la casa di vetro promessa dall’attuale maggioranza ulivista, allora siamo ancora lontani anni luce dalle aspettative degli operatori sanitari e della cittadinanza. Anche perché se i cittadini avessero solo supposto che, nei progetti della nuova sanità laziale voluta dal governatore Piero Marrazzo, ci sarebbe stato pure quello di chiudere gli ambulatori pubblici, come purtroppo sta avvenendo all’ospedale Sandro Pertini di certo non l’avrebbero votato».


È appena il caso di ribadire che la tanto osannata «casa di vetro» avrebbe bisogno senz’altro di qualche colpo di spugna e detersivo mentre, i pazienti-utenti della regione, di qualche risposta in più sul futuro della sanità e che non sia solo quello di rivendicare alla passata legislatura i presunti «conti in rosso».

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