Chiuso l’Olimpico, Roma in campo neutro

Chiuso l’Olimpico, Roma in campo neutro

Marcello Di Dio

da Roma

Chiamiamola «stangatina». Gli striscioni antisemiti esposti durante Roma-Livorno di domenica costeranno al club di Trigoria la squalifica di un turno dell’Olimpico e un’ammenda di 12.000 euro. I giallorossi giocheranno la prossima partita di campionato con il Cagliari l’8 febbraio in campo neutro, come avvenuto tre volte (a Palermo) nel 2004 dopo il derby interrotto. Ma l’incontro, novità assoluta per la Roma, sarà disputato a porte chiuse. Circostanza verificatasi - ma si giocò comunque all’Olimpico - per due partite di Champions dopo la monetina che ferì l’arbitro Frisk e in questa stagione con il Napoli (Coppa Italia).
La pena, recitano le motivazioni, poteva essere più pesante: due turni di campo neutro e porte chiuse e 10.000 euro di multa. Il giudice Laudi, infatti, dopo aver letto i rapporti del quarto uomo e del collaboratore dell’ufficio indagini, ha ritenuto lo striscione incriminato «evocativo del genocidio del popolo ebraico» e i saluti romani «gesti apologetici del regime fascista». Ma tenendo conto delle attenuanti (le concrete iniziative della Roma - pure responsabile oggettivamente per il comportamento dei suoi tifosi - per prevenire simili condotte), ecco che la squalifica si è dimezzata, con l’aggiunta di due ammende: una di 5.000 euro legata alla squalifica, l’altra di 7.000 per gli altri fatti commessi, come «il lancio tra tifosi di bottigliette e oggetti vari». Anche il Livorno ne pagherà 3.000.
«Una sentenza triste, ma inevitabile - sottolinea il presidente della Camera Pierferdinando Casini, che oggi interverrà al convegno sul futuro del calcio italiano al Coni -. Triste perché questa società raccoglie la simpatia di tanti e di noi che siamo stati adottati da Roma. Inevitabile perché non si può convivere con il razzismo e con la violenza. Mi dispiace che venga colpita una famiglia come quella di Sensi che ha fatto tanti sacrifici. È chiaro però che bisogna prendere le distanze da questi gesti insopportabili, pur considerando che lo sport non vive una realtà isolata e si porta dietro tutte le contraddizioni della società civile». «Ritengo che la squalifica non sia il giusto deterrente», è il giudizio del capogruppo Udc della Regione Lazio Ciocchetti. «Mi sono meravigliato che la partita non sia stata interrotta, magari solo per cinque minuti», afferma invece il ministro dell’Ambiente Matteoli. «Gli striscioni mi sono sembrati un’offesa per la storia della città», dice Spalletti, tecnico della Roma. Che non farà ricorso, annuncia azioni civili e penali contro i colpevoli degli episodi di domenica, invita le autorità calcistiche «a valutare la reale tutela della normativa vigente per società e tifosi» e soprattutto cerca un campo per il Cagliari (Perugia, più probabile, o Rieti).
E se Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, sottolinea che «gli ultimi episodi non possono essere sottovalutati come estremizzazione del tifo o ragazzate di appassionati», il ministro dell’Interno Pisanu parla di linea dura. Invitando «le autorità di pubblica sicurezza ad applicare le norme con la massima severità e a sospendere le partite dinanzi ad ogni ostentazione di simboli o scritte inneggianti alla violenza politica, al razzismo ed alla xenofobia». Vale a dire: ai primi striscioni offensivi, la partita va sospesa. Nello stesso tempo il ministro difende l’operato della polizia.

«Ignobili gli striscioni esposti, ma un intervento di forza nelle condizioni di tensione già manifestatesi, avrebbe comportato rischi gravi. Le critiche sono state affrettate e quest’episodio non può ridimensionare gli eccellenti risultati ottenuti con le recenti norme per la sicurezza negli stadi».

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