(...) ieri funzionava lo stesso. Per lultimo giorno prima della chiusura decisa dal sindaco di Civitavecchia Giovanni Moscherini per verificare le condizioni di sicurezza della centrale e le modalità di impiego delle ditte appaltatrici. Una decisione vissuta dal primo cittadino «come unassoluta necessità». «La nuova centrale, con la trasformazione a carbone, non può vivere nellincertezza della sicurezza», ha detto.
Cancelli sbarrati per tutto il tempo necessario agli accertamenti, dunque, quindici giorni almeno. Poi si vedrà. Una vittoria, lo stop allimpianto, che gli operai hanno voluto dedicare al collega morto e alla sua famiglia. Perché è chiaro che al posto suo ci sarebbe potuto essere chiunque di loro: «Se inserisci una sonda in un tubo otturato dove la pressione non viene prima fermata questo tubo non può che esplodere». Chi ha firmato allora il «foglio della sicurezza» dando il via libera allintervento? La magistratura dovrà accertarlo. E per questo la Procura di Civitavecchia ha iscritto nel registro degli indagati dieci persone con laccusa di omicidio colposo, sette dirigenti dellazienda elettrica e tre delle ditte di manutenzione. Unidea gli operai già ce lhanno. E ieri lo hanno ribadito al sindaco, prima che firmasse lordinanza urgente, che lEnel «ha mandato i colleghi allo sbaraglio come del resto avviene troppo spesso»: «Chi doveva interrompere la pressione allinterno del tubo dellammoniaca non lha fatto e questo ha ucciso Sergio e ferito gli altri tre». Alcuni operai hanno urlato di essere costretti a «lavorare sotto ricatto per mille euro al mese con il timore di essere licenziati a causa di contratti di breve durata, anche di due mesi». E questo in assenza di efficaci condizioni di sicurezza. Accuse pesanti, le loro: «Si preoccupano di guanti e mascherine, ma non delle cose serie: quel tubo non avrebbe dovuto essere in pressione mentre era in corso la manutenzione». Lazienda elettrica, al contrario, assicura che «la sicurezza sui luoghi di lavoro è la priorità assoluta per lEnel, che opera costantemente per mantenerla ai livelli dei migliori standard internazionali». La decisione di chiudere la centrale, però, non è stata condivisa perché, secondo il gruppo, «verifiche meticolose e approfondite potevano essere effettuate senza fermare loperatività del sito». Di tuttaltro avviso, naturalmente, i familiari delloperaio morto. I genitori di Sergio Capitani, il padre Carlo e la madre Anna, hanno appreso con soddisfazione la notizia della chiusura temporanea. «Il loro primo desiderio - spiega lavvocato Davide Capitani, cugino della vittima e difensore dei parenti - è che nessunaltra famiglia debba vivere lo stesso strazio indicibile». Moscherini ha chiesto alla Regione di allestire postazioni stabili di controllo della sicurezza allinterno di Torrevaldaliga Nord, Sud, al porto e in ogni altro luogo dove sia necessario». Scelte condivise dai sindacati.
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