Chopin ospite a Villa Panza di Varese In Conservatorio suona Buchbinder

Tre sere di mezz’estate, in una di quelle atmosfere che solo l’Italia, con il suo carico di storia ed arte, può assicurare. Tre serate (ore 21) nella Villa Panza di Varese, gioiello che Giuseppe Panza di Biumo decise di donare al Fai (Fondo italiano per l’ambiente) insieme con un’importante collezione d’arte contemporanea (oltre cento opere), le querce secolari, il sistema di fontane rococò e di giardini all’italiana. Proprio in questo contesto, parte quest’oggi una mini rassegna che proseguirà mercoledì primo luglio e giovedì 16 luglio. In calendario, un trio, un pianoforte e un duo violoncello e pianoforte. Ma soprattutto va in scena Frédéric Chopin, compositore che è il filo conduttore di questa collana di concerti, omaggio all’imprenditore Luigi Orrigoni. Il David Trio, con Claudio Trovatoli al pianoforte, Daniele Pascoletti al violino e Patrizio Serino al violoncello, abbina il Trio op. 8 di Chopin al Secondo Trio di Brahms. Il 16 luglio, il violoncellista Nicolas Altstaedt, in coppia con José Gallardo al pianoforte, esegue la Sonata in sol minore op. 65 e l’op.5 n.1 di Beethoven. Chopin è però il poeta del pianoforte, perlopiù vissuto in solitudine, sarà Francesco Piemontesi a proporre alla tastiera la Terza Sonata, affiancata alla turbinosa Sonata in fa diesis di Robert Schumann.
Anche in città, uno degli appuntamenti più interessanti dà voce al pianoforte. Quello con blasone di Rudolf Buchbinder, questa sera alle 21 in Conservatorio, ospite della Società dei Concerti. Da austriaco verace, votato alla tradizione dei viennesi (veri o acquisiti), propone due sonate di Beethoven e due di Haydn. Buchbinder è un cultore dei compositori di casa propria: di Haydn, inciso integralmente (con tanto di premio Grand Prix du Disque), Mozart (spicca il ciclo dei Concerti pianistici eseguito e inciso con i Wiener). E naturalmente Beethoven, di cui l’interprete ha presentato il ciclo delle 32 Sonate a Monaco, Vienna, Amburgo, Zurigo e Buenos Aires. Buchbinder è un maestro nell’indagare e spalancare il mondo d’affetti beethoveniano.

Lo fa mantenendo fede a un suono granitico, altero, morbido solo quanto basta, il fluttuare interiore viene tradotto da un ritmo mobilissimo, fatto di rallentandi che via via arrivano a troncare in due il tempo. Buchbinder si insinua nelle pieghe più riposte della frase scoprendo un sottobosco di canti e controcanti, come Bach insegna, di linee sottocoperta ma che lui porta a galla gustandosele una ad una.

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