Chrysler cerca colletti bianchi e fa ripartire le linee produttive

TERAPIA D’URTO All’azienda Usa viene somministrata la stessa cura che ha salvato Fiat

Chrysler cerca colletti bianchi e fa ripartire le linee produttive

We’re building a new car company, come see what we’ve built for you. La seconda vita di Chrysler è ufficialmente cominciata. E il sito istituzionale del gruppo Usa, guidato ora da Sergio Marchionne, lo dice chiaramente: «Stiamo costruendo una nuova casa automobilistica, vi invitiamo a scoprire come procedono i lavori». Un clic, e subito ci si immerge in quella che, grazie al contributo di Fiat, sarà la nuova Chrysler: «Una compagnia globale, più forte e più competitiva».
Il nuovo ceo Marchionne è intanto rivolato negli Stati Uniti e in questi giorni, prima di attraversare nuovamente l’Atlantico per partecipare, giovedì a Roma, al tavolo con governo e sindacati sul futuro del gruppo, sta iniettando nelle vene dell’azienda le prime dosi della stessa medicina che ha guarito il Lingotto. Creata la nuova squadra, sulla falsariga dello schema adottato a Torino (un capo per ogni marchio e divisione), sciogliendo così uno dei principali nodi di inefficienza riscontrati ad Auburn Hills (i ruoli erano sì assegnati, ma a dominare era il caos), il nuovo numero uno di Chrysler è in full immersion sulla futura gamma prodotti e le sinergie possibili con i marchi italiani.
Marchionne, comunque, non dovrebbe mettere mano alle forbici per sfoltire i «colletti bianchi». Anzi, dopo le uscite incentivate degli impiegati di Chrysler nell’ultimo biennio, gli uffici del gruppo presentano diverse scrivanie vuote. Non è escluso, a questo punto, che nel momento in cui la medicina iniettata comincerà a fare effetto, la direzione delle risorse umane possa guardarsi attorno per rafforzare l’organico. Sarebbe un segnale senza dubbio positivo per la Casa Bianca, che vedrebbe così ricambiata la fiducia accordata agli italiani. Un altro messaggio in questa direzione giunge dal riavvio delle linee produttive dopo lo stop coinciso l’amministrazione controllata. A ripartire è stata, ieri, la fabbrica Dodge di Detroit.
Ma in queste ore Marchionne sta preparando anche il delicato incontro romano di giovedì. Ai ministri e ai rappresentanti dei metalmeccanici, l’amministratore delegato di Fiat dovrà spiegare quali sono i progetti per le fabbriche italiane, soprattutto alla luce delle mutate condizioni del mercato e dell’esigenza di far fronte alla sovracapacità produttiva. All’epoca del suo insediamento Marchionne aveva promesso che gli impianti italiani non sarebbero stati toccati e che si sarebbe ricorso, all’occorrenza, alla cassa integrazione. La crisi, le operazioni di consolidamento in corso e i nuovi scenari impongono ora nuove strategie.

Giovedì Marchionne scoprirà le carte, sapendo però bene che Roma non è Washington o Berlino. Intanto sono state annullate due settimane di «cassa» a Mirafiori. Male, infine, il titolo: -4,5%, insieme allo Stoxx europeo (-5,1%).

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