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Chrysler, verso il verdetto per i fondi

I creditori privilegiati di Chrysler hanno depositato presso la Corte d’appello di Manhattan la documentazione per la vendita del gruppo automobilistico a Fiat. Secondo i legali la casa automobilistica americana «può essere salvata senza violare la legge e i diritti dei creditori privilegiati». Sulla stessa linea gli avvocati di Chrysler Financial, secondo cui i fondi pensione dell’Indiana, che oggi dovrebbero presentare ricorso contro la cessione degli asset buoni della compagnia al gruppo italiano, «ostacolano il percorso di rinascita» di Chrysler. I fondi pensione chiedono alla Corte d’appello di stabilire se il tribunale fallimentare abbia sbagliato nel fidarsi dell’analisi di Capstone sulla liquidazione di Chrysler e se la vendita a Fiat non sia illegale e violi il codice della bancarotta. Il Lingotto ha comunicato intanto al giudice che nessun altro tipo di accordo potrebbe salvare Chrysler.
La Corte d’appello dovrebbe pronunciarsi sulla questione entro la metà della prossima settimana, tenuto anche conto che negli accordi tra Torino e il gruppo di Auburn Hills è stato posto il 15 giugno come termine dopo il quale Fiat potrebbe ritirare l’offerta. Sergio Marchionne è intanto rientrato ieri pomeriggio da Detroit e, dal suo studio torinese, seguirà sia le vicende americane sia gli eventuali sviluppi in Germania sul fronte Opel.
Il giudice del Tribunale fallimentare di Manhattan, Arthur Gonzales, ha intanto sciolto il nodo dei concessionari della casa Usa, sostenendo che Chrysler non avrà bisogno di una rete di dealer se il passaggio degli asset a Fiat andrà in porto come previsto.

Gonzales, che ha già approvato la cessione degli asset buoni della casa automobilistica Usa al gruppo italiano, ha sottolineato che una volta chiusa l’operazione con Fiat la parte della compagnia che rimarrà in amministrazione controllata non resterà nel business dell’auto e non avrà quindi bisogno di una rete di concessionari. «In assenza di un’attività di produzione di vetture - ha osservato il giudice - i concessionari non servirebbero ad alcuno scopo».

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