Ci aspetta l'Australia dell'incubo-Hiddink

Claudio De Carli

Gira la voce che ogni giorno almeno una delegazione di sudcoreani si rechi a Doetinchen, a onorare la città rurale e natale di Guus Hiddink, l’olandese che li ha portati più in alto di tutti. Eccolo di nuovo, il sosia ciccione di Carlo Ancelotti, quello che ci gonfiò a Sendai e si mise a origliare sull’uscio dello spogliatoio azzurro mentre Cannavaro e fratelli sfasciavano la mobilia e si strappavano i capelli dopo la rete di quell’insensibile di Ahn. Per fortuna arrivò Gaucci a sospenderlo e a fare un po’ di giustizia sommaria. Erano gli ottavi del mondiale asiatico, sono gli ottavi del mondiale tedesco e l’amico di Johan Cruijff si ripresenta travestito da babbo canguro.
Non ha un grande passato da calciatore, Varsseveld, De Graafschap, Nec, Washington Diplomats e San José Earthquakes, se non fosse per la stagione al Psv Eindhoven sarebbe poco, ma da tecnico ha saputo cogliere tutti gli obiettivi che umanamente poteva raggiungere. E non l’ha fatto solo con l’Olanda, ma andando a lavorare negli ombelichi del calcio, fra il trentottesimo parallelo e gli struzzi.
Aiuti? Sì, come tutti i Paesi organizzatori, Italia e Spagna, soprattutto Spagna, se ripensano a Hiddink e al mondiale nippocoreano hanno ancora degli svarioni, ma adesso, con questa qualificazione a spese di Giappone e Croazia, come la mettiamo? Prima Hiddink ha messo fuori gioco il mitico Uruguay ai rigori, poi ha fatto diventare il soccer primo sport dell’isola, adesso si presenta ancora davanti agli azzurri con qualche scarto, un paio di veterani e due emiliani.
Dice che gioca con le ali, ma non è vero, non potrebbe permetterselo, è vero invece che sfrutta le risorse umane come i più scafati esperti di marketing dovrebbero fare. In mezzo all’attacco mette un orso come il croato Mark Viduka, trentun anni, un metro e ottantasette di altezza, peso variabile che sfiora i cento chili, ex Croazia Zagabria, Celtic, Leeds, Middlesbrough, uno che viene universalmente riconosciuto come un giocatore speciale, prima presenza con l’Australia dodici anni fa. Con lui Harry Kewell, un talento promesso e mai definitivamente esploso, comunque calciatore vero e attualmente al Liverpool, sulla destra Mark Bresciano, proprio quello dell’ennesima rivelazione Parma di quest’anno con Vince Grella.


Guus Hiddink ha allenato Valencia, Fenerbahce, Psv e Real Madrid, non è uno che sbatti fuori dal mondiale come un tappeto dal balcone, gira intorno, fa soffrire, rilegge la partita, è capace di ribaltare la squadra come la sua carriera: finito Germania 2006 allenerà la Russia, intanto è in Germania e non ha fretta.

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